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Maudie - Una vita a colori

Regia di Aisling Walsh vedi scheda film

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La recensione su Maudie - Una vita a colori

di leporello
8 stelle

Un bel film canado/irlandese che racconta di una bella storia vera, quella della pittrice Maud Dowley (raggiunse la notorietà ed è conosciuta col cognome del marito: Lewis), affetta da una grave forma di artrite reumatoide sin da giovane. Come talvolta accade, la realtà scrive sceneggiature davvero sorprendenti, e vedere all’opera una splendida Sally Hawkins (ispiratissima e precisa fino all’ultimo muscolo per interpretare non solo un personaggio, ma anche una patologia difficile) e un Ethan Hawke che, pur pagando di tasca sua  l’errore di casting di aver scelto un “troppo belloccio” per quel ruolo (nel post finale, alcuni frammenti di filmati originali possono confermarlo), si difende egregiamente nel tratteggiare un personaggio (un orfano solitario e scontroso che vive di pesca e di lavoretti occasionali) per niente facile.
La cosa più pregevole che i due (insieme alla regista Aisling Walsh) sono riusciti a rendere, è la delicatezza della genesi di questo “grande amore vero” che, pur travolgendo i due giovani  a loro stessa insaputa, resta nascosto sotto traccia dietro il loro candore o la loro rabbia, dietro le loro difficoltà (negate od espresse che siano),  i rancori soffocati,  e dietro una semplicità di vita ed una bontà d’animo che sembrano davvero di altri tempi, e che sono capaci di commuovere profondamente.
Un film molto lento (in cui la lentezza è però necessaria a spiegare tutte le fatiche, proprie e comuni,  che i due devono affrontare, e che pertanto non si tramuta affatto in  noia),
inspiegabilmente snobbato dalla distribuzione italiana, ma anche in qualche modo vessato dalla produzione canadese che costrinse il cast, a causa del taglio di fondi pubblici, a spostare la location del film dai luoghi originali della vicenda in terre non molto lontane, che restano comunque molto suggestive e fedeli alla realtà fattuale. Così come molto fedele resta il racconto della vicenda, se si eccettua una piccola accentuazione drammatica sulla vicenda della figlia “di primo letto” avuta dalla Lewis, che è però comunque molto apprezzabile laddove la sceneggiatura ha voluto/dovuto inserire questi due personaggi così strani e particolari in un mondo e in una società di “normali”, rimarcando ulteriormente le differenze fra i normali e i non.
Se vi capitasse, vale proprio la pena di vederlo.
   

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