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Un mercoledì da leoni

Regia di John Milius vedi scheda film

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La recensione su Un mercoledì da leoni

di maso
10 stelle

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Come una mareggiata.......la vita ha le sue stagioni: calde, fredde, tiepide, ombrose o luminose e in ogni caso si cerca di cavalcare l'onda meglio che si può finchè la mareggiata arriva al suo apice creando tubi d'acqua in cui ci si infila dentro, qualcuno esce dritto sulla tavola perchè sa starci meglio degli altri, altri vengono travolti dalle onde grattando a pelle il fondale che lascia segni guaribili in pochi giorni e qualche ossa rotta che si risalda con granelli di sabbia incastrati nelle fratture di chi da quel tunnel di schiuma non uscirà non potendo vedere la mareggiata che verrà prendendo un'altra direzione, un'altra onda, nessuno può comunque evitare di essere ingoiato e risputato da quella montagna blu che periodicamente intacca le linee del viso, le budella del cuore, scolorisce le vene dei capelli, la luce negli occhi, affoga il sogno di volare, la speranza di non morire, perchè come una marea con mille dita salate ed umide giunge a riva e si porta via tutte quelle insicurezze da poco accettate per consegnarne di nuove che saranno poi ricambiate con altre ancora, e ancora rivissute.

"Un Mercoledì da Leoni" è una poesia sulla gioventù che come un onda si infrange in un istante e se ne va via, più o meno siamo stati tutti giovani ed ognuno di noi ha cavalcato una sua onda sotto forma di pallone che rotola, di una moto che luccica, o una penna per scriverla, un sogno che lievita all'inizio condiviso con tanti simili poi inevitabilmente diventati unici perchè ogni marea fa i suoi conti inappellabili ma tiene in serbo mercoledì irripetibili per noi personalmente ma come la ciclicità della marea torneranno per chi ha conservato quella tavola e uscito nuovamente da quel tubo d'acqua la passerà nelle mani di chi avrà ancora gli occhi puliti, le rughe nascoste e i pensieri sdraiati.

John Milius partendo dalla propria esperienza racconta la storia di tutti noi ed è più grande di ogni marea del pacifico, è profondo e commovente a livelli sensazionali mettendo a confronto i ragazzi della California nell'arco di un decennio epocale in lotta contro il Dio mare e le inevitabili difficoltà del tempo che passa, la maturità che bussa, lo stare insieme che cessa, scandendo il suo film in quattro movimenti che sono altrettante mareggiate epocali.

L'ingresso in spiaggia per Matt, Jack e Leroy, i tre eroi principali della storia è l'ingresso in un epoca di feste caciarone, baci innocenti e corse in acqua sopra la tavola, a loro si aggiungono amori felici e altri conclusi oltre che amici ancora presenti ed altri inghiottiti dall'onda che non sono più tornati come Waxer o che sono ancora la ad osservare quel mistero blu per essere portati altrove, questa figura è ascrivibile a Bear, il personaggio fondamentale interpretato con sapienza da Sam Melville che dispensa frasi di questo calibro "Un amico ti serve quando hai torto, se hai ragione non ti serve a niente", il creatore di sogni, pioniere delle onde, forgia le sue tavole mentre racconta ai campioni di domani le gesta di quelli di oggi e la leggenda di un mercoledì in cui le onde saranno più alte del cielo ma nonostante la sua saggezza consegnata a Matt e Jack in più di una occasione sull'importanza dell'amicizia e l'amarezza da ingoiare obbligatoriamente con il passare degli anni sarà proprio lui a non riuscire a superare quell'onda feroce e spietata che impone di riporre la tavola e lasciare spazio ai nuovi eroi come il campione Jerry Lopez che compare realmente in tutta la sua eleganza in alcune delle tantissime sequenze spettacolari a cavallo delle onde riprese con assoluta potenza da Milius e montate con precisione fantastica e funzionale all'incedere della storia e commentate da una musica orchestrale firmata da Basil Poledouris dal sapore epico per un'epoca che poteva essere descritta banalmente dai tanti campioni da hit parade di allora come i Beach Boys o altri gruppi più d'avanguardia come Doors o Jefferson Airplane ma Milus non voleva realizzare un clone dei musicarelli con Elvis Prisley voleva fare una parabola sull'importanza dell'amicizia, sulla tramandabilità delle proprie passioni e la sfuggevolezza della gioventù e grazie anche a questa scelta stilistica sui pezzi in colonna sonora c'è riuscito in pieno.

La storia è narrata impersonalmente da uno di quei ragazzi un po' più giovani senza un briciolo di retorica, quella voce è identificabile come quella dello stesso Milius e si inasprisce progressivamente con il passare degli anni in cui i protagonisti passano dalla spensieratezza delle feste in casa ed in trasferta a Tijuana alle prime traversie di Matt incapace di scollarsi dalla bottiglia al contrario di Jack che denota un carattere responsabile e maturo rivestendo il ruolo di guarda spiaggia prima e di soldato poi arruolandosi senza cercare di ingannare l'esercito come faranno molti dei suoi amici, Matt e Leroy inclusi, il tema della guerra del Vietnam è accarezzato da Milius nella lunga sequenza del test attitudinale nella quale stempera la poesia con un po' di sarcasmo ma lo abbandona immediatamente con la sequenza in cui Jack è consapevole che sta cavalcando l'onda forse per l'ultima volta e quella in cui saluta la

compagnia.

 

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Il tempo non fa sconti e tanti anni sono passati ma il giorno del grande mercoledì magicamente comparirà come una profezia e per Matt, Jack e Leroy sarà la consacrazione ma anche il passaggio di consegne sotto gli occhi di Bear suggellato dai titoli di coda in cui "Three friends" sembra cullare le onde al tramonto. 

La riuscita si deve molto anche ad un cast giovane ed affiatato nel quale secondo me dimostra di valere molto di più di quello che la carriera gli ha concesso un bravissimo William Katt che come Jean Michael Vincent sapeva già andare in surf mentre Gary Busey dovette imparare per ottenere la parte di Leroy, tra le ragazze Lee Purcell nel ruolo di Peggy è graziosa ed appassionata mentre merita un discorso a parte Patty D'Arbanville alla quale Cat Stevens dedicò una bellissima canzone intitolata appunto "My lady D'Arbanville": interpreta anche lei con passione il ruolo di Sally, la ragazza di cui Jack si innamora, però manca nel montaggio finale una scena che secondo me dovrebbe essere reintegrata in cui i due ragazzi si ritrovano in un momento cruciale della storia ma per ora non sembra che questa ed altre scene tagliate possano essere reinserite per una edizione più ampia di questo film per me irresistibile e affascinante ormai diventato un cult assoluto avendo fatto scuola per le splendide riprese acquatiche e per la sua valenza antropologica su una generazione indimenticabile, non ha la benché minima pecca se non un doppiaggio in italiano a volte macchinoso nelle forme e scoordinato nelle entrate.

 

             Gerry Lopez, John Milius e Jean-Michel Vincent in una pausa durante le riprese

 

 

John Milius

E' indubbiamente il suo film più significativo, specchio di una generazione, nei titoli di testa in cui sono montate vecchie foto in bianco e nero nell'ultima c'è propio lui in giovane età mentre compare in sovraimpressione il suo credit. Regia da antologia sulla sabbia e sulle onde.

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