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Creepy

Regia di Kiyoshi Kurosawa vedi scheda film

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La recensione su Creepy

di Stanley42
stelle

L’ultima fatica di Kyoshi Kurosawa ha le fattezze di un incubo ipnotico ed inquietante, che trascina lo spettatore all’interno di una storia torbida ma perfettamente scritta e diretta. Imperdibile tassello di un discorso sull'orrore che infesta la nostra quotidianità.

Hidetoshi Nishijima

Creepy (2016): Hidetoshi Nishijima

 

La paura che Kurosawa riesce ad instillare nello spettatore non è mai prettamente visiva. Fin dal suo capolavoro Cure, passando per l’altra opera miliare Kairo, la maestria del regista nipponico è stata quella di aver saputo spaventare attraverso una semplice trasfigurazione del quotidiano, in cui si annidano orrori che non possiamo (o non vogliamo) riconoscere: indifferenza, incapacità di comunicare, alienazione. Anche Creepy, dunque, si pone in continuità con questo discorso: niente salti sulla poltrona né mani sul volto, bensì una costante sensazione di inquietudine e di apprensione accompagna lo spettatore nel corso della storia.

 

La regia di Kurosawa è silenziosa ed impercettibile nel suo insinuarsi nelle stanze segrete di case apparentemente normali. Al giapponese bastano davvero pochissimi elementi per incutere terrore, come un sorriso che scompare o un’inquadratura fissa: accorgimenti di una finezza superlativa, accompagnati da un comparto sonoro che è sempre stato la forza del suo cinema. Questa personalissima interpretazione del J-Horror è il segreto vincente della filmografia di Kurosawa, che ha saputo imporsi come autore di tutto rispetto nel mare magnum dei vari The ring e Ju-on (pellicole da serata con gli amici, più che veri film del terrore).

 

In Creepy, come detto, non è la violenza visiva a scioccare di più ma l’insidiosità dell’apparenza: la trama del film non fa altro che portare avanti lo svelamento di una falsa apparenza, che però non viene mai affrontata in modo chiaro fino alla fine. È lo spettatore a dover ricollegare i vari indizi lasciati dal regista, seguendo il percorso che è proprio anche dell’ex ispettore Takakura. Ma la ricerca della soluzione non può che essere fallimentare, in quanto la tracotanza e la supponenza del protagonista sono tali da impedirgli di accorgersi dell’abisso nel quale sta precipitando.

 

Inutile sottolineare la perfezione di tutto il resto: dall’interpretazione impeccabile di Teruyuki Kagawa, bonario nell’aspetto ma terribile allo stesso tempo, fino alla mezz’ora finale in cui i nodi verranno tragicamente al pettine. Creepy è la rappresentazione tangibile del Male, il racconto delle solitudini quotidiane che soffocano la società odierna, il mostro generato dall’irreversibile sonno della ragione.

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