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Lo spazio che ci unisce

Regia di Peter Chelsom vedi scheda film

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La recensione su Lo spazio che ci unisce

di Furetto60
4 stelle

Tra sci-fi, commedia romantica e road-movie. Spunto iniziale intrigante, ma sviluppo narrativo deludente. Banale e incolore.

Il miliardario Shepherd è lo sponsor dell’innovativa missione spaziale, che rende possibile la prima colonia umana su Marte. Ma non tutto va liscio: a viaggio interplanetario già avviato, Sarah astronauta a capo della spedizione, scopre di aspettare un bimbo, che dà alla luce non appena giunti; malauguratamente lei muore durante il parto. Il figlio Gardner che ora ha 16 anni, è il primo essere umano nato su Marte. Orfano dalla nascita, viene cresciuto dagli scienziati della missione inviata sul Pianeta Rosso, in particolare da Kendra Wyndham, che in qualche modo gli fa da tutrice, tuttavia l’incidente e quindi la sua esistenza sono tenuti nascosti per motivi “di opportunità politica”. Gardner è intelligente, ha tanti interessi, ma soffre la mancanza di contatti con coetanei e cerca di lenire la sua solitudine, grazie all’amicizia virtuale di Tulsa, una ragazza americana che conosce tramite una video chat, che usa clandestinamente infrangendo i protocolli di sicurezza del programma spaziale. Il claustrofobico ambiente della base scientifica comincia  però a stargli stretto: spesso scappa dalla base, per perdersi tra le dune marziane. Il ragazzo stanco dell’isolamento decide allora di raggiungere la Terra, d’intesa con gli scienziati che lo seguono. Appena arrivato, Gardner sfugge ai suoi sorveglianti, per incontrare Tulsa. Ovviamente all’inizio la ragazza, non crede alle parole di questo ragazzo, che sembra un pazzo delirante, ma siccome gli piace lo segue. Insieme i due scorrazzano per tutta l’America sulle tracce del padre biologico sconosciuto, guidati da un anello di nozze e una fotografia sbiadita. Peraltro, dopo averlo raggiunto scoprono che è lo zio, mentre il padre si scopre essere proprio Shepherd. Comunque, siccome l’atmosfera terrestre non è adatta alle caratteristiche fisiche di Gardner, il padre naturale e colei che gli ha fatto da madre, lo salvano in extremis, prima che gli effetti deleteri della sua fisiologia aliena lo uccidano e prima che in un momento di scoramento possa togliersi la vita; è a questo punto che Tulsa non ha più dubbi, il ragazzo viene davvero da Marte. La regia mescola generi decisamente diversi come sci-fi, road movie e la commedia romantica. Il risultato purtroppo è deludente. La sceneggiatura buca e fa acqua da tutte le parti, le situazioni sono prevedibili, i dialoghi imbarazzanti. Peccato lo spunto iniziale non era male, ma lo sviluppo narrativo è scontato e banale. Il finale disneyano, mette la chiosa giusta, a un film di cui non si sentiva il bisogno.  

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