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Rogue One: A Star Wars Story

Regia di Gareth Edwards vedi scheda film

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La recensione su Rogue One: A Star Wars Story

di will kane
8 stelle

Come annunciato dalla Disney, per gli appassionati del mondo di "Star Wars" non ci sarebbe stata "solo" una nuova trilogia, avviata l'anno scorso con il settimo episodio, "Il risveglio della Forza"; ma anche una "Anthology" che prevede capitoli che sono "spin off" con personaggi classici cui sono dedicati film da protagonisti ( vedi "Il giovane Han Solo" prossimo venturo), o "stand alone", storie autoconclusive, che narrano cose ambientate nel Lucasverso, che aiutano a chiarire argomenti lasciati in sospeso. Con "Rogue One", tutto ruota intorno ai famosi piani segreti dello schema della Morte Nera, che sono decisivi nel quarto episodio della saga, per aiutare i caccia capitanati da Luke Skywalker a distruggere l'ordigno dell'Impero. Guidata dalla figlia dell'ingegnere che ha progettato lo strumento spaziale di morte, una gang multietnica di cui fa parte anche un robot imperiale riprogrammato, diventa decisiva per l'intera serie: perchè, in un momento in cui l'Alleanza ribelle conosce la disillusione, questa squadriglia improvvisata azzarda un ostinato attacco ad un punto nevralgico del nemico, che rimette tutto in discussione. La sceneggiatura di Paul Weitz e Tony Gilroy ( due registi), presa in mano dal regista Gareth Edwards, che già era parso assai interessante quattro anni or sono, con "Monsters", e lo aveva confermato con il suo "Godzilla", appare inizialmente un pò dispersiva, ma quando il meccanismo ingrana, il fan di ieri e di oggi, ma anche l'appassionato di fantascienza qualsiasi, ritrova il batticuore dell'entusiasmo che, nel 1977, cambiò per molti aspetti il cinema fantastico. Edwards strizza l'occhio ai cinefili (c'è anche un mostriciattolo che ricorda il "collega" de "L'occhio del gatto"), e mette su un filmone di guerra e avventure nello spazio, meno adatto, probabilmente, al pubblico giovanissimo, perchè, alla base, sottolinea che per vincere una guerra si devono mettere in conto grosse perdite e il sacrificio di tanti, per un ideale da raggiungere. Inoltre, questo film crea un precedente finora solo accennato: rivediamo, sorpresona, Peter Cushing, scomparso nel 1994, reinterpretare il Grand Moff Tarkin ( aspettiamoci di ritrovare sugli schermi, recitanti, Gregory Peck, Laurence Olivier, John Wayne....), ricreato al computer e perfettamente espressivo. L'uso, centellinatissimo, di Darth Vader, di cui conosciamo finalmente l'abitazione, è un altro colpo di regia, così come il suo ingresso in scena, nonchè l'aggancio, esatto, alla sequenza da cui tutto partì.

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