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Vite da popstar

Regia di Akiva Schaffer, Jorma Taccone vedi scheda film

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La recensione su Vite da popstar

di AndrewTelevision01
6 stelle

Akiva Schaffer, Andy Samberg, Jorma Taccone

Vite da popstar (2016): Akiva Schaffer, Andy Samberg, Jorma Taccone

"Vite da popstar" è un film del 2016 scritto, diretto, prodotto e interpretato da Akiva Schaffer e Jorma Taccone, con la presenza di Andy Samberg nella scrittura e nell'interpretazione attoriale. La pellicola, costata 20 milioni di dollari, è stata un insuccesso al botteghino ma, nonostante ciò, non si è rivelata un brutto film: certo, non sarà memorabilissimo, ma è interessante vedere come tre comici siano riusciti a unire una forte ironia con una marginale critica sociale. Difatti la trama narra della vicenda degli Style Boyz, un trio comedy hip hop riconosciuto per il suo linguaggio fuori dagli schemi: ad un certo punto i membri hanno divergenze artistiche e così annunciano lo scioglimento. Un membro del gruppo, Lawrence "Kid Cervello" (Akiva Schaffer), si isola producendo erba vicino una fattoria dove vi risiede mentre gli altri due, Conner "Kid Conner" (Andy Samberg) e Owen "Kid Contatto" (Jorma Taccone), aprono le porte ad una nuova carriera da solista: Conner è il frontman, mentre Owen il dj. Sembra andare tutto per il verso giusto fino a quando, tra atteggiamenti sbagliati e diatribe varie, la carriera di Conner comincia ad avere un lento declino.

Qui lo dico e qui lo nego: Andy Samberg è uno dei migliori comici americani in circolazione e, di sicuro, l'aver fondato una band dove l'ironia e il black humour fanno da padronanza gli ha fruttato un successo discutibile. Devo essere sincero, però: sono stato attirato dal film per due motivi, il primo perché non avevo ancora visto Samberg in un film e secondo per via di un commento su FilmTv legato agli Elio e Le Storie Tese, band che amavo e continuo ad amare. Questa commedia, che ha l'aspetto da docu-film, ha i suoi tempi e una buona parte è incentrata sull'ego del protagonista, Conner che trasuda paura e insicurezza da tutti i pori. Quello di Conner è il perfetto stereotipo della popstar media, quella che teme di fallire da un momento all'altro, che non riesce ad accettare o a considerare pareri contrari, e che fa di tutto pur di non rinnegare il proprio passato. Ho osservato anche un'intrigante analisi sulla società odierna: in una scena Conner viene accusato di qualcosa che non ha fatto e da lì nascono pareri di gente qualunque che ammettere di essere rimasta delusa o, addirittura, spaventata del comportamento di quest'ultimo. Sarò strano io o meno, ma l'ho percepita come una critica sociale: è evidente a tutti l'impossibilità, da parte di una popstar ma anche di un personaggio famoso, di potersi difendere dalle accuse rivolte da migliaia di persone che, non avendo prove confutate in mano, preferiscono aprire bocca e dargli fiato. La troppa libertà - specie se questa vien data in prestito - fa male, come si suol dire. Non a caso la psicologia del personaggio palesa un evidente attacco di depressione, da parte del protagonista, quale non sa più di chi fidarsi.. e persino lui sa, probabilmente, che si sta scavando la fossa da solo. Tuttavia il film presenta un happy ending forse un po' tirato per le lunghe, nonostante il film duri poco meno di 90 minuti, ma decente al contempo poiché il contesto con cui si ritrova è sufficiente di suo per un finale simile. 

Consigliato.

6½.

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