Regia di Thea Sharrock vedi scheda film
Gli elementi di routine sembrano esserci tutti: il ragazzo di buona famiglia, ricco con una bella vita, una bella ragazza e un lavoro soddisfacente; e la ragazza un po’ sfigata, con il fidanzato noioso e una vita apparentemente vuota. C’è anche il destino che fa in modo che si incontrino e lo svolgimento di tutto il film che sembra essere solo una scusante per arrivare al finale: non scontato, forse egoista ma quantomeno comprensibile.
Se dovessi mettermi ad elencare tutti gli elementi che stridono con il racconto, questa recensione finirebbe per essere davvero troppo critica. E se quel qualcosa che stona, e che non ti lascia godere a pieno la visione della pellicola, è una presenza costante e ingombrante, ci sono elementi che la rendono ancora più palese; come l’evidente contrasto tra la drammaticità della trama e la leggerezza con cui viene raccontata. Forse anche il modo che gli attori utilizzano per interagire con l’evento, piuttosto drammatico, che li rende quasi del tutto privi di sentimenti, vuoi anche per la normalità con cui il tutto viene svolto, nonostante l’eutanasia sia tutt’ora un argomento ancora molto spinoso e non ben definito.
E se l’impressione è quella di assistere ad un film così detto di Serie B, come quelli che passano il sabato pomeriggio sulla tv nazionale, sono gli sprazzi di sentimenti, che ogni tanto fanno capolino, a garantire quel minimo di interesse che poi riesce ad essere, seppur fievole, presente per tutta la durata della pellicola.
Niente male la coppia Emilia Clarke/Sam Claflin. L’estrema espressività dell’attrice britannica, crea l’empatia necessaria mentre pacata delicatezza dell’attore conferisce quel clima di rilassamento totale che è poi, in parte la chiave di lettura dell’intero film.
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