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Dark Crimes

Regia di Alexandros Avranas vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Dark Crimes

di alan smithee
6 stelle

Un poliziotto delle forze polacche, nel tentativo di farsi riabilitare prima del congedo, dopo che uno scaldalo non ben delineatoci nei particolari, lo ha coinvolto in prima persona, cerca di concentrarsi sul caso che gli viene affidato: l'uccisione di un personaggio di spicco, titolare di un locale per incontri sessuali e scambisti chiamato La gabbia.

Tra i principali sospettati, un noto scrittore di romanzi thriller a sfondo sadomaso, intellettuale che non fa mistero, anzi ostenta la sua peculiarità di produrre letteratura da quattro soldi al solo scopo di arricchirsi. Il problema che le circostanze dell'omicidio, corrispondono quasi perfettamente con la storia di una sua opera.

L'incontro con una collaboratrice del posto, aiuterà il nostro turbato poliziotto, in crisi anche nei rapporti familiari, tra una famiglia con cui non riesce più ad avere un dialogo ed una anziana madre morente (è Kati Ountinen, la fiammiferaia, ma non solo, di Aki Kaurismaki) che gli fa promettere - assai invano - di non lasciarla morire in casa da sola.

Dal regista greco Alexandros Avranas, che aveva positivamente fatto scalpore a Venezia nel 2013 con lo spietato Miss Violence, aggiudicandosi anche un premio, un film a produzione polacca che segna il ritorno di una star assoluta del cinema made in Usa, Jim Carrey, qui impegnato in uno dei suoi ruoli più seri e drammatici della sua variegata carriera, iniziata con ruoli prettamente comici ed esplosivi.

Un mix insolito per un fim che frulla diverse argomentazioni e tematiche, prima fra tutte il rapporto familiare, epicentro e punto nevralgico, evidentemente, del regista del già accennato e nobn meno torbido di questo Miss Violence.

La sceneggiatura rimane spesso, forse volutamente, evasiva e fumosa; si intravedono problemi di collegamento tra le varie vicende, ed il finale quasi scontato, se non prevedibile, non fa che suffragare l'unica ipotesi che poteva già dai primi minuti intuire lo spettatore.

Tuttavia le scenografie cupe, glaciali, che ben rispecchiano i sentimenti del valido terzetto di attori che compongono il puzzle composto da una figura di donna che lavora nel locale, (l'indiziata numero uno, resa bene da Charlotte Gainsbourg), con la quale il poliziotto si lascerà andare in un rabbioso rapporto sessuale tutto impeto e passione incontrollata, e l'altro sospettato, lo scrittore cinico e disarmante (lo interpreta, con la nota espressione mefistofelica, l'attore neozelandese visto in molte occasioni d'autore marton Csokas), aiutano a rendere il thriller un interessante prodotto d'autore che non fa che compfermare l'interesse che proviamo per questo autore greco, magari qui più portato a pasticciare che a fornirci un prodotto lineare, ma anche artefice di un giallo anticonvenzionale che, nelle sue singole peculiarità, offre almeno alcuni spunti per funzionare: la prova granitica, glaciale, di Jim Carrey, impressionante nella fissità senza rimedio del suo volto di ghiaccio, sconvolto da chissà quale scandalo infamante, riesce a rimanere alla mente nel tempo.

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