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C'erano una volta sette Simeoni

Regia di Vladimir Eisner, Herz Frank vedi scheda film

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La recensione su C'erano una volta sette Simeoni

di munnyedwards
7 stelle

 

- Dipartimento Documentaristico della Siberia Orientale.

- Sulle tracce di una tragedia.

 

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Dopo le didascalie informative il documentario di Vladimir Eisner e Herz Frank si apre mostrando la foto di una famiglia felice, sullo sfondo il tipico scenario sovietico della città di Irkutsk (180 km da Mosca), siamo nel 1985 e i componenti del complesso musicale denominato I Sette Simeoni si trovano lì per partecipare ad un Festival della regione.

Era il tempo del loro maggior successo e “coccolati” dal governo socialista giravano lo Stato tentando persino qualche sortita estera, toccarono addirittura il suolo nipponico ma i Simeoni erano un prodotto della grande Unione Sovietica e tale dovevano restare.

Il complesso era formato da sette giovani uomini di età variabile tra i 20 e i 9 anni, tutti suonavano uno strumento e il jazz era la loro musica (amavano Louis Armstrong), nati poveri contadini vivevano senza il padre in una casa/fattoria donata dallo Sato alla madre (Ninel Sergheevna) come premio per i tanti figli messi al mondo, oltre ai sette maschi c’erano anche due femmine.

Prima di raggiungere il successo la loro vita consisteva nell’occuparsi delle faccende di casa, coltivare l’orto, mungere le mucche, spalare il letame, aiutare la madre nelle classiche ma vitali attività quotidiane, una routine modesta e senza aspirazioni, se non la grande passione per la musica.

Una passione fortissima che trasformò questi contadini in un vero e proprio fenomeno popolare, il complesso dei Sette Simeoni divenne presto famoso e il governo ne fece un vanto facendogli girare il paese.

Ma la magia si interrompe tragicamente l'8 Marzo 1988, il Tupolev TU 154 che da Irkutsk è diretto a Leningrado viene dirottato, a bordo ci sono i Sette Simeoni e la madre, sono armati di bombe e fucili e chiedono di atterrare a Londra, con la scusa di un rifornimento vengono convinti a dirigersi verso la Finlandia, ma quando toccano il suolo scoprono di essere a Leningrado, i corpi speciali sovietici fanno irruzione, alcuni dei componenti del gruppo musicale si suicidano, uno di loro prima di farlo spara alla madre e la uccide.

Alla fine l’aereo prende fuoco e ci scappano 9 morti (compresa una hostess) e circa 20 feriti, il documentario ripercorre le fasi delle indagini e il processo ad Olga, una delle sorelle che sapeva del dirottamento, e Igor uno dei giovani del gruppo sopravvissuto.

Olga, che al tempo era incinta, fu condannata ad 8 anni di reclusione e lavori forzati, partorì il figlio in carcere, stessa pena per il giovane Igor da scontare in un carcere del regime.

 

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Questa la fredda cronaca dei fatti ma il lavoro di Eisner e Frank cerca di andare oltre, di scavare nel profondo, di filtrare rendendoli nitidi i sogni di libertà di chi, non potendo scegliere come vivere la propria vita, decise di rischiare grosso perdendo tutto.

Nella lunga fase del processo questo aspetto viene omesso, le autorità governative sono abilissime nel trasformare il vanto di un tempo nel peggior nemico dello Stato, da popolari musicisti a traditori capaci di uccidere a sangue freddo, il mostro del capitalismo si era impadronito dei Sette Simeoni e gran parte dell’opinione pubblica chiedeva la pena di morte per i due imputati.

Con i russi sappiamo come funziona, la verità è un utopia che non concede appigli, gli agenti dei corpi speciali che penetrarono nell’aereo vennero fatti passare per eroi ma le testimonianze dei passeggeri smentiscono la propaganda di Stato, la maggior parte dei feriti fu causata proprio dai colpi sparati dai sovietici, gli inesperti dirottatori una volta vistosi in trappola decisero di uccidersi piuttosto che essere catturati.

 

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C’erano una volta sette Simeoni è un documentario rigoroso e solido, gran parte delle immagini furono girate nel periodo di maggior successo dei musicisti, come detto erano diventati un fenomeno molto popolare nell’Unione Sovietica, alla fine ne esce fuori il ritratto di un sogno infranto, di una speranza di libertà cercata forse nel modo sbagliato, la figura della madre, considerata l’ideatrice del dirottamento, è quella che più di tutti resta indecifrabile e ambigua.

Vicenda oscura e oggi praticamente dimenticata, in rete si trovano pochissime informazioni, per curiosità ho fatto una rapida ricerca e a parte un paio di vecchi articoli di Repubblica che parlano del dirottamento non ho trovato nulla, il documentario di Eisner e Frank resta quindi un importante testimonianza, il tentativo riuscito di raccontare una storia dai risvolti complessi e in parte irrisolti.

Voto: 7.5

 

PS: Piccola ma doverosa nota a margine, ci tengo a ringraziare pubblicamente l’utente Baliverna (Stefano), che con la sua grande disponibilità e gentilezza mi ha permesso di recuperare questo interessante documentario, altrimenti introvabile in rete.

Grazie ancora Stefano e a buon rendere :)

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