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La legge della notte

Regia di Ben Affleck vedi scheda film

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La recensione su La legge della notte

di supadany
6 stelle

Al quarto film diretto, Ben Affleck sembra aver improvvisamente smarrito la formula magica del successo. In difficoltà nella gestione di una trama infarcita di eventi e sorretto da una messa in scena degna di menzione, manca di respiro, non certo di forma. Nonostante tutto, fin troppo osteggiato per quanto rimanga un mezzo passo falso.

La carriera da regista di Ben Affleck è stata scandita da una costante crescita – di premi, critica e incassi – una specie di favola dove il brutto anatroccolo – il Ben Affleck attore, di sovente linciato (spesso con ragione) – si è trasformato in cigno tra lo stupore generale.

Dopo essere arrivato nell’empireo di Hollywood grazie ad Argo - tre Oscar, compreso quello per il miglior film – con la possibilità di portare a compimento qualunque soggetto desiderasse, collabora nuovamente, dopo Gone baby gone, con Denis Lehane, un altro nome in auge, mette insieme un ottimo team, dietro e davanti la telecamera, per dar vita a La legge della notte, un’opera dalle grandi ambizioni ma anche segnata da scarso senso pratico e una dose di gigantismo mista a confusione.

Stati Uniti, negli ultimi anni del proibizionismo. Joe Coughlin (Ben Affleck), figlio del capitano di polizia Thomas (Brendan Gleeson), preferisce muoversi da piccolo fuorilegge fino a quando è obbligato a una scelta di campo e accetta di lavorare per il boss Maso Pescatore (Remo Girone) anche per avere l’occasione di vendicarsi del suo rivale Albert White (Robert Glenister).

Trasferitosi a Tampa, riesce a costruirsi una posizione di rilievo, grazie a Graciela Suarez (Zoe Saldana) ritrova l’amore perduto da tempo, ma deve anche fronteggiare nuovi ostacoli, così come confrontarsi con il passato.

Negli ambienti della malavita, è impossibile far quadrare i conti all’infinito.

 

Ben Affleck, Zoë Saldana

La legge della notte (2016): Ben Affleck, Zoë Saldana

 

Questa volta, la buona sorte non ha arriso a Ben Affleck, voglioso ma anche privo di misura, al pari del sodale Denis Lehane. Il gangster movie diventa così una trappola, soprattutto considerando la volontà a monte di inserire una moltitudine di aspetti che faticano a convivere tra loro, con un materiale che forse avrebbe necessitato di almeno un’ora in più per svilupparsi ragionevolmente, rendendo difficoltoso il respiro della narrazione.

Sicuramente, non rimane con le mani conserte, il mondo della malavita è descritto con regole funzionali all’uopo, come può essere il classico occhio per occhio, intrecciando l’instabilità delle posizioni, il sangue mescolato al piombo, l’odore della morte e quei tentacoli dai quali diventa improbo sottrarsi. Chiaro che quando lo sviluppo del protagonista - con le sue donne, i ricatti e gli accordi - si sovrappone al proibizionismo e a una predicatrice, con l’alcol e il gioco d’azzardo, la cultura caliente e il Ku Klux Klan, trovare una sintesi mirata diventa problematico.

Così, La legge della notte assume la forma di un contenitore stipato all’inverosimile dove le stagioni, gli anni, le regole e le coordinate geografiche – si passa dalla neve all’umidità più invadente – trovano un abbraccio complicato. Gli argomenti abbondano ma i raccordi non sono costantemente lucidi e articolati, il ricorso alla voce over sembra un bisogno inevitabile e se Ben Affleck come regista mostra ardore e anche una discreta dose di talento, come attore torna a lasciare sul campo parecchi dubbi, considerando l’anima divisa in due (o più) parti del suo personaggio, tale da meritare un’espressività capace di far defluire i vari stati emotivi (con un minimo di umiltà, avrebbe potuto optare per ingaggiare un grande attore). Va invece meglio con gli interpreti di contorno, per quanto una calorosa Zoe Saldana, Sienna Miller, l’invasata e segnata Elle Fanning e gli assi (altrove pigliatutto) Brendan Gleeson e Chris Cooper, abbiano una libertà di movimento limitata.

Fortunatamente, la trama, articolata e destinata a disperdere energia da tutti i pori, è sorretta da una ricerca estetica maniacale, sia nelle movimentate sparatorie sia nell’inquadramento paesaggistico (a tratti superlativo), capace di suggellare alcuni scampoli di respiro non asincrono con un sapiente dosaggio delle luci. Gran merito di questa virtù va attribuito al direttore della fotografia Robert Richardson, tre volte premio Oscar (Jfk – un caso ancora aperto, The aviator e Hugo Cabret) e abituale collaboratore di registi del calibro di Martin Scorsese, Quentin Tarantino e Oliver Stone.

 

Ben Affleck, Chris Messina

La legge della notte (2016): Ben Affleck, Chris Messina

 

Nonostante questo merito formale, rimane difficile per La legge della notte confrontarsi con i cardini del genere: il dispiegamento di sentimenti e ambizioni, la filosofia deterministica che porta a veder comunque segnato il futuro e la riproposizione di un’epoca florida per il genere, sono elementi a proprio favore ma non sempre gonfiare il petto basta per uscirne trionfatori.

Comunque lontano dall’essere un completo passo falso, nonostante la mesta accoglienza – niente premi, flop incontrovertibile al botteghino e critica quanto meno fredda - gli abbia remato (fin troppo) contro dimenticandosi tutto d’un colpo del recente passato (o al contrario, proprio per quello).

Un (nuovo) classico mancato.

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