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Doctor Strange

Regia di Scott Derrickson vedi scheda film

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La recensione su Doctor Strange

di ShermanMcCoy
6 stelle

Temi interessanti e ottimo cast, però lo stile roboante e fracassone non ci sta bene.

Capita che qualcuno sia il numero uno nel suo campo, un neurochirurgo di fama mondiale, di enormi capacità e disposto pure a prendersi dei rischi. Capita pure che svolga la sua missione di medico chirurgo, ma pensando soprattutto a sè, bisognoso com'è di nutrire il suo ego smisurato. Ci penserà il destino, complice la presunzione del protagonista, a fare tabula rasa della sua bella vita e degli innegabili privilegi di cui aveva goduto.

Un incidente d'auto in cui sarebbe potuto morire lo lascia parzialmente menomato, con la funzionalità delle sue infallibili mani ridotta al minimo. A quel punto tu, Doctor Strange, hai due scelte possibili: accetti la situazione per quello che è e decidi di continuare a vivere, pur soffrendo come un cane in una vita che, soprattutto per te, alla vita non somiglia nemmeno un po' ; oppure, com'è successo a tanti grandi che in breve tempo hanno perso tutto, decidi di toglierti la vita.

Tutto ciò potrebbe accadere in un film fatto di normali esseri umani, incapaci di credere allo straordinario.

Ma qui siamo in un film Marvel, dove si muove un personaggio nato dalle fantasia di Steve Ditko.

Per i pochi che non conoscono affatto l'Universo Marvel, non avendo letto i fumetti o le varie trasposizioni della Casa delle idee sul grande schermo, dirò che in questa realtà che nasce dalla creatività umana il mondo viene stravolto, normali uomini acquisiscono enormi poteri nella maniera più improbabile, finendo per lottare per il bene e così via.
Doctor Strange è, in questo mondo dove il meglio del divertimento è in genere riservato al pubblico più giovane, uno dei pochi personaggi che anche i grandi potrebbero apprezzare. Per risolvere il suo vitale problema sceglierà una terza via, lo sviluppo delle sue personali, umane capacità, grazie allo studio dell'arte mistica. I suoi poteri non nasceranno dunque da improbabili e fortuite circostanze, ma piuttosto dalla necessità e (perciò)  dalla volontà di riacquistare ciò che aveva perduto. Riuscirà nel suo intento, ma per farlo dovrà mettere a nudo la sua anima, rinunciare ai suoi schemi mentali, dimenticare per un momento le sue certezze e i dogmi da tempo sedimentati. Si troverà a lottare con il sè stesso che conosceva, per trovare ciò che mai avrebbe immaginato di poter vedere: un mondo altro, che è aldilà delle apparenze terrene, e pulsa di energia, luce e potere.
Tutto ciò affascina e convince nella parte iniziale del film, fino all'incontro con l'Antico e alle visioni mistiche, che ricordano un po' Giove e oltre l'Infinito di 2001: Odissea nello Spazio. Dopo di ciò torna in scena prepotente il classico, roboante spettacolo Marvel, con ottimi effetti speciali (e pure immagini caleidoscopiche) come d'abitudine, che però per un personaggio come questo è a tratti eccessivo. Si tratta di un film d'intrattenimento, ok, ma la boria smisurata del Dottore, ironico ma costantemente arrogante, ci ricorda troppo i soliti "pistoleri" d'oltreoceano. Dello stesso tenore è la musica, che da ammaliante diventa quasi seccante per la sua onnipresenza, quindi diciamo che è linea con lo spettacolo messo in scena e con la caratterizzazione del personaggio portata avanti. 

Salvano il film, oltre all'ottima parte iniziale, un Benedict Cumberbatch perfetto (soprattutto per la sua presenza scenica) e il cast nel suo complesso. Troviamo la brava e carina Rachel McAdams nei panni della collega del dottore, Mads Mikkelsen che incarna bene il ruolo del cattivo, il bravo attore nero dal nome difficile da scrivere (ah, eccolo: Chiwetel Ejiofor) ad affiancare Strange nell'arte mistica ed infine una convincente Tilda Swinton finta calva che dà vita all'Antico. Tutta questa bella gente tiene a galla un film che prometteva davvero tanto ma che ha mancato in parte il bersaglio. Si è deciso di non sviluppare a dovere temi interessanti finendo per dare risalto alla solita, immancabile spacconeria svenduta al pubblico come principio fondamentale di un certo modo di fare cinema e, aggiungerei, di intendere la vita.

 

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