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Civiltà perduta

Regia di James Gray vedi scheda film

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La recensione su Civiltà perduta

di ange88
8 stelle

 

Nel 1906, durante una spedizione in Amazzonia, l'esploratore Percy Fawcett ritrova qualcosa che instilla in lui l'idea di un'antica civiltà perduta. Mentre la comunità scientifica inglese mostra perplessità sulla sua convinzione, Percy con il sostegno della moglie Nina parte per un secondo viaggio, destinato a risolversi nel nulla. Solo anni dopo, su spinta del figlio maggiore Jack, si dedicherà a una terza spedizione nella giungla.

 

locandina

Civiltà perduta (2016): locandina

 

 

Il 6° lungometraggio di James Gray nasce dalla sua prima sceneggiatura non originale: si tratta di un adattamento del romanzo “Z la città perduta di David Grann.Il romanzo racconta la vita dell’ esploratore britannico Percy Fawcett. Oltre ad essere il suo primo film a derivare da un adattamento è anche l’interruzione del sodalizio con l’attore Joaquin Phoenix presente nei suoi precedenti quattro film, ovvero tutti tranne il film d’esordio Little Odessa

 

Il trattamento, così come la sceneggiatura, segue un pattern classico: non ci sono analessi, la storia è narrata in ordine cronologico con un’alternanza tra le spedizioni di Fawcett in Sud America e i rientri in Inghilterra.

Gray lavora di sottrazione, con un impostazione sommessa e la volontà di non “spettacolizzare” l’esplorazione. Guarda alla atmosfere di “Aguirre, furore di Dio” e “Fitzcarraldo” di Herzog, senza avvicinarsi alla stessa forza espositiva ma ciò non di meno di buona riuscita.
Si vede anche una piccola ricerca intimistica nel rapporto uomo-natura che può lontanamente ricordare Dersu Uzala di Kurosawa ma distante nell’approfondimento e nell’impatto emotivo.

 

Gray invece preferisce puntare sulla volontà di rivalsa personale del protagonista e della sua voglia di distruggere un preconcetto di superiorità degli “uomini bianchi” verso le popolazioni autoctone del Sud America. Un sentimento poi esternato anche dai rapporti dei protagonisti con gl’indios. L’autore focalizza l’attenzione sulla determinazione di Fawcett per raggiungere il suo obbiettivo: trovare la città perduta sarebbe una prova inconfutabile.

Una determinazione che sfocia in ossessione, quasi “drogato” di esplorazione e di quella sensazione di essere ad un passo dalla scoperta. La sua passione richiede un sacrificio: il rimanere anni lontano dalla sua famiglia, un conflitto interiore che non viene mai messo in primo piano da Gray ma sempre presente.

 

scena

Civiltà perduta (2016): scena

 

Sul piano tecnico-registico, nonostante(come sempre) la sua regia è quadrata e funzionale al racconto, manca una personalità che a mio parere è sempre mancata nelle sue opere nelle quali, nonostante una buona scrittura, mancavano di uno stile autoriale ben definito, dai primi film che ricordavano Scorsese agli ultimi di impostazione troppo classica, con alcune idee (es. in questo film  l’inquadratura finale è stupenda e evocativa e che tra l’altro rimanda a quella finale dell’opera precedente “C’era una volta a New York”) ma non sufficienti a mio avviso come firma d’autore.

 

Charlie Hunnam, James Gray

Civiltà perduta (2016): Charlie Hunnam, James Gray

 

Un comparto tecnico non sbalorditivo ma di buona fattura, un po’ anonime le musiche.

 

Civiltà perduta, nonostante i suoi difetti, come qualche calo di ritmo e uno sbilanciamento del focus d’attenzione tra le sezioni nella giungla e quelle in Inghilterra, riesce ad intrattenere ed affascinare.
Voto:7.5/8

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