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Civiltà perduta

Regia di James Gray vedi scheda film

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La recensione su Civiltà perduta

di barabbovich
4 stelle

Fu un'ossessione durata oltre un quarto di secolo quella che l'esploratore Percy Fawcett (Hunnam) ebbe nei confronti della città perduta di Z, in Bolivia. Militare scarsamente gallonato e figlio di una famiglia tutt'altro che blasonata, Fawcett venne inviato dalla corona d'Inghilterra a compiere dei rilevamenti in Sudamerica, per definire i confini tra i confliggenti stati del Brasile e della Bolivia. Qui, nonostante tutte le difficoltà (indios aggressivi, animali della foresta, piranha), arrivò con la sua equipe in un luogo nel quale scorse i resti di una civiltà evoluta della quale non si era mai saputo nulla prima di quel momento. Caparbiamente, nonostante una famiglia che con gli anni stava diventando sempre più numerosa e nonostante la chiamata al fronte durante la prima guerra mondiale, la sua ossessione non cessò di esistere, scontrandosi di continuo con i reazionari bianchi che negarono ogni possibilità di civiltà evolute al di sotto dell'equatore. Fawcett fece ritorno in quel luogo negli anni Venti del Novecento, dopo esserci stato per la prima volta all'inizio del secolo, portandosi dietro anche il maggiore dei figli.
Salutato dalla critica come un film di grande appeal, Civiltà perduta è un film di impianto classicissimo che pendola tra le aule nelle quali scienziati e accademici discettano sulla possibile fondatezza delle tesi di Fawcett, ritratti di famiglia in un interno e racconto d'avventura. Se la traccia narrativa che evidenzia il conservatorismo radicale degli scienziati inglesi, ben saldi nel paradigma colonialista, è l'elemento di maggiore interesse del film, ben più fiacca è quella del racconto avventuroso, costretto - senza quel pizzico di follia che fece grande il Fitzcarraldo di Herzog - nelle paludi dell'ovvio e della coazione a ripetere, nonostante la notevole fotografia.

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