Regia di Shintaro Shimosawa vedi scheda film
Una causa legale ad un colosso della farmaceutica si trasforma in qualcosa di molto più pericoloso.
Allora, diciamo subito che Shimosawa non sa fare thriller. Questo esordio nel lungometraggio ha davvero il fiato corto, non importa che il regista citi De Palma, non basta qualche movimento di macchina azzeccato, quando la sceneggiatura risente della confezione da serie TV (che è materia propria dell'autore), accavallando una serie di svolte paradossali e scollegate dalla trama. È proprio la scrittura che diventa una vera e propria zavorra di un film che sembra decollare dopo pochi minuti per poi schiantarsi rovinosamente. Cambi di rotta e depistaggi furbetti strizzano l'occhio allo spettatore in materia troppo plateale, e nella sbornia complessiva finiscono per annientare quello che poteva anche essere un buon colpo di scena finale. La cosa migliore è dove non t'aspetti , la caratterizzazione emotiva della vita di coppia dell'avvocato (Josh Duhamel) e di sua moglie (Alice Eve) , l'elaborazione del senso di colpa e degli errori che dal passato si riaffacciano, attraverso riuscite parentesi familiari. Hopkins e Pacino rimangono si vedono poco, viaggiano oltre la media dei loro ultimi lavori, in ruoli per fortuna dignitosi. Il primo continua a gigioneggiare un po' troppo, motivo per cui il secondo vince ai punti. Duhamel ce la mette proprio tutta, ma non è certamente questo il film che lo proietterà nello star system come attore di prima fascia.
Un papocchio che mi sento di consigliare solo a chi ha voglia di rivedere Pacino ed Hopkins in discreta forma.
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