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Jackie

Regia di Pablo Larrain vedi scheda film

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La recensione su Jackie

di michemar
7 stelle

Un preciso e millimetrico ritratto di una persona molto nota in tutto il mondo che però non era conosciuta da vicino, nell’intimo, ed è lì che viene rivolta tutta l’attenzione. Non c’è molto cinema intorno, non c’è una trama da seguire o attori a cui chiedere chissà quale tipo di compartecipazione, no. C’è lei, la First Lady per eccellenza!

In breve, semplicemente non c’è luogo più congeniale per l’eterna felicità come qui, a Camelot

 

Chissà cosa ha spinto Pablo Larraín ad abbandonare nel pieno di una importante carriera le tematiche ricorrenti dei suoi film, pressoché tutti ritratti del sottobosco sudamericano che conosce bene, per dedicarsi ad un quasi instant-movie sulla poco conosciuta figura intima di Jacqueline Lee Bouvier, meglio conosciuta come Kennedy prima e Onassis dopo. Vero che veniva dal successo strepitoso del suo ‘Neruda’ che è sì un altro biopic ma che è almeno un personaggio della sua terra, il Cile, dove ambienta le sue storie, ma è anche evidente come il collega Darren Aronofsky sarà stato molto convincente quando, in sede di premiazione a Berlino 2015 del suo scioccante ‘Il club’, dove il regista statunitense era presidente di giuria, lo convinse ad accettare con la sua produzione questo film. O almeno lo sarà stato il copione scritto da Noah Oppenheim, fino al momento in cui Larraín ha accettato a patto però che ad interpretare la protagonista fosse Natalie Portman, diventata così la prima donna al centro di un suo film. Fatto sta che l’ottimo cineasta cileno si è buttato a capofitto in questa avventura e oggi si può affermare che lo scopo è raggiunto pienamente, abbastanza per il risultato, molto di più per il contenuto.

Natalie Portman

Jackie (2016): Natalie Portman

Non è assolutamente un film, prima di tutto, da considerare un biopic, piuttosto un preciso e millimetrico ritratto di una persona molto nota in tutto il mondo che però non era conosciuta da vicino, nell’intimo, ed è lì che viene rivolta tutta l’attenzione. Jackie, come era affettuosamente chiamata, ci viene mostrata come una donna di gran carattere, moglie devota perché stimava e amava moltissimo suo marito, mamma affettuosissima che si preoccupò prima di tutto di proteggere i figli di 6 e 3 anni in quei terribili giorni, ed elegantissima first lady e padrona di casa in quella White House che aveva improntato alla perfezione secondo il suo inimitabile stile. Difficile precisare quanto sia stato immaginato o inventato scrivendo di lei ma lo script è partito prendendo spunto dallo storico William Kuhn che aveva pubblicato ‘Reading Jackie – Her Autobiography in Books’, in cui il biografo scriveva “Jacqueline Bouvier Kennedy Onassis fu una delle donne più riservate al mondo. La Jackie che pensiamo di conoscere è legata agli uomini che sposò”. Si intuisce presto che non è facile scrivere con precisione della sua vita e del suo carattere ma di certo quello che si può vedere sullo schermo si avverte come vero, attendibile e ammirevole. Merito sicuro sia del regista sia di una Portman brava come difficilmente si può vedere in altre occasioni.

Natalie Portman

Jackie (2016): Natalie Portman

Non un vero e tradizionale biopic, quindi, perché se è vero che la vediamo, studiamo, spiamo, le stiamo non a fianco ma letteralmente addosso con l’obiettivo della cdp di Larraín praticamente a pochi centimetri dal suo viso, è altrettanto vero che la osserviamo per soli pochissimi giorni, quei tremendi giorni del novembre del ’63. Pochissimi giorni che Larraín ci fa vivere come un  lungo thriller e - particolare veramente interessante - contrariamente a tutti i servizi giornalistici e a tutti i documentari che abbiamo sempre visto, non come sono stati inquadrati i fatti dal punto di vista dei cittadini lungo le strade di Dallas o delle tante cineprese sui palazzi, ma come li vede e vive lo sguardo della stessa first lady, con i suoi occhi. Il che acuisce il dramma e non di poco. Jackie seduta al fianco di John Kennedy nella macchina scoperta vede esplodere la testa del marito dall’angolazione opposta a quella che noi conosciamo, Jackie che raccoglie la parte della calotta cranica che era volata via e gliela rimette a posto, Jackie che gliela preme forte cercando di tamponare l’emorragia, Jackie il cui bellissimo tailleur rosa bordato blu che porta fieramente in giro per i giorni seguenti mostrando a tutti il suo dolore stampato dalle macchie di sangue e materia cerebrale. E poi ancora le disposizioni fortemente volute per i solenni funerali di stato, gli ordini impartiti con l’aiuto o la disapprovazione del cognato Bobby che cercava di limitarne le azioni preoccupato della sua stabilità psicologica, la maniera adeguata per dare la notizia ai due suoi bambini senza ferirli. Jackie, tutta Jackie.

Billy Crudup, Natalie Portman

Jackie (2016): Billy Crudup, Natalie Portman

Tutto narrato come un flashback qualche tempo dopo, quando ancora non era diventata la signora Onassis e che portava ancora nell’animo tutto il dolore che un cuore può sopportare, ad un giornalista che a fatica era riuscita a convincerla per farsi raccontare quei giorni di sofferenza. Una serie di rivelazioni che vanno da quando, da perfetta padrona di casa, apriva alla televisione le porte della Casa Bianca per mostrarla ai cittadini, come un’ospite perfetta ed accogliente, a quando con Jack, come familiarmente era chiamato J.F.K., ascoltavano  e ballavano felici con la musica del ‘Camelot’ cantato da Richard Burton, in quelle stanze che ormai rimpiange e di cui pensava di poter godere per altri anni ancora: “In breve, semplicemente non c’è luogo più congeniale per l’eterna felicità come qui, a Camelot”. The White House is Camelot.

Natalie Portman, Caspar Phillipson

Jackie (2016): Natalie Portman, Caspar Phillipson

È un ritratto chiarissimo, quello che fa Larraín, a tinte forti, fortissime e raggiunge il suo scopo, ciò che gli era stato chiesto: non c’è molto cinema intorno, non c’è una trama da seguire o attori a cui chiedere chissà quale tipo di compartecipazione, no. C’è lei, la First Lady per eccellenza che noi europei abbiamo conosciuto nelle cronache rosa della fine anni ’60, quando era su tutti i settimanali in compagnia del ricco armatore greco Onassis e che invece in questa occasione abbiamo la possibilità di conoscere più da vicino, anche se si tratta di un piccolo periodo della sua vita e in un frangente drammatico oltremodo. Il suo amore per Jack, nonostante fosse consapevole delle frequenti scappatelle del marito e della propensione a tradirla correndo dietro a molte belle donne, era enorme ed altrettanto la stima nei suoi confronti. Era proprio perché lo riteneva un grand’uomo, un grande leader, un eccellente capo di stato, con idee che avrebbero segnato la storia d’America e del mondo che in quei giorni palpitanti chiedeva che fosse organizzato un funerale degno del pensiero e del giudizio che lei aveva e quando fu celebrato si lamentò, insoddisfatta più che delusa, non poco della cerimonia perché lei avrebbe voluto più partecipazione della folla, più cavalli, più lacrime: lei voleva che la nazione si fosse prostrata alla esibizione – perché quella fu – del feretro di suo marito, il leader carismatico degli Stati Uniti, che la gente si fosse stracciati i vestiti per un dolore come il suo. Al termine si rimane affascinati da questa donna e dalla sua forza e non fa nulla se questa magia non poteva durare in eterno: il film finisce qui e sappiamo che la sua vita mondana prese il volo, anche perché l’assassinio del fidato cognato Bobby segnò in pratica la fine della sua vita nella dinastia Kennedy.

Natalie Portman, Peter Sarsgaard

Jackie (2016): Natalie Portman, Peter Sarsgaard

Natalie Portman, Peter Sarsgaard

Jackie (2016): Natalie Portman, Peter Sarsgaard

Se Larraín svolge alla perfezione il suo compito, Natalia Portman lascia trasecolati. Lei non indossa con la solita eleganza e innata grazia solo quel maledetto tailleur rosa bordato di blu, lei si infila nella Jacqueline che le viene affidata e la anima, la vive fino in fondo come quando si beve assetati un bicchiere d’acqua fresca. Pur rimanendo un personaggio alquanto misterioso e riservato, Natalie ce ne dà un idea forte e chiara, un’impronta indelebile. Peccato, ancora una volta, perdere la voce originale dell’attrice per come ha cercato, tra gesti e movenze delle labbra, di riportarcela talis et qualis, non imitandola (sarebbe stato un goffo tentativo) ma recitandocela, lasciando un segno tra le attrice di questa stagione. È impressionante osservare come da un corpo minuto come quello dell’attrice israeliana possa uscire una energia di tale potenza nervosa, sia nelle sequenze dei giorni tumultuosi che nella calma acquisita e necessaria alla sopravvivenza psicologica dimostrata durante la lunga intervista rilasciata al giornalista. Come se finalmente lei sia finalmente riuscita ad elaborare definitivamente il lutto e la perdita, del marito-dell’uomo-della vita presidenziale-delle aspettative. Per non parlare della forza e della rabbia con cui sceglie il punto preciso dove decide che JFK venga sepolto, nel Cimitero Nazionale di Arlington in Virginia, luogo sacrale di sepoltura militare creato durante la Guerra di Secessione attiguo all’antica casa del glorioso generale Robert Edward Lee, comandante dell’esercito sudista. Che brava!

Natalie Portman, Peter Sarsgaard

Jackie (2016): Natalie Portman, Peter Sarsgaard

Un plauso a parte va però dato al bravo, Billy Crudup, la cui recitazione sommessa e puntigliosa rende bene la figura di un grintoso ma educato e rispettoso giornalista che cerca di carpire quante più confidenze da quella magnifica donna che si lascia convincere a parlare ma che nega immediatamente ciò che rivela: lei gli racconta tutto ma promette che negherà ogni cosa. Il tutto in una villa dalle grandi stanze bianche, ben arredate ma sconsolatamente vuote, come la sua vita e come il buco che avverte dentro di sé. Memorabile anche se breve il contributo di John Hurt in una delle sue ultime apparizioni nelle vesti di un prete cattolico saggio e molto comprensivo, che dispensa riflessioni esistenziali alla inconsolabile vedova, una piccola ma significativa presenza che dà maggior valore al film.

Billy Crudup

Jackie (2016): Billy Crudup

John Hurt, Natalie Portman

Jackie (2016): John Hurt, Natalie Portman

È in realtà un film in cui la figura centrale supera l’opera stessa, non solo per l’importanza del personaggio, ma conseguenza inevitabile per un film fin troppo “commissionato”, poco sentito dall’autore che chiaramente deve lavorare su un soggetto non cercato ma affidato, anche se accettato sicuramente di buon grado. Non sono questi i film di Pablo Larraín: le celebrazioni non sono il suo genere, nonostante il film sia inappuntabile, girato con sapienza e basato su una sceneggiatura (di Noah Oppenheim) efficace e di grande effetto. 

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