Regia di Luigi Bazzoni vedi scheda film
Che periodo illuminato, quello degli anni ‘70, per il cinema “giallo” italiano. Il mio cuore vola altissimo quando guardo (o riguardo) i vecchi film di questo genere, che hanno fatto scuola e che oggi è per lo più andato nel dimenticatoio. Ho recuperato casualmente, sul canale 15 Granducato, “Giornata Nera per L’ariete” - 1971, di Luigi Bazzoni.
Giornata nera per l'ariete (1971): Franco Nero
Il giornalista Andrea Bild (un Franco Nero in grandissima forma) è un giornalista che rimane suo malgrado invischiato in una inchiesta su una serie di omicidi che lo vedono come uno tra i maggiori sospettati. Un maniaco (così si chiamavano una volta i serial killer italiani) uccide secondo un suo folle disegno omicida. Tutto nasce dopo un veglione di capodanno, vari personaggi dell’alta borghesia sono legati tra di loro per conoscenze o interessi. Al mattino dopo la festa uno dei partecipanti viene aggredito, lui è il primo della lista composta dal maniaco per “ripulire” il mondo dalle ingiustizie e dalle sofferenze.
Ad uno ad uno si compiono i vari delitti, tutti sono preceduti da una telefonata in cui il maniaco, con una voce alterata dal registratore, annuncia il suo efferato proposito.
Andrea Bild poco si ricorda del veglione e dei suoi partecipanti. Lui ha bevuto molto quella notte, ha dei flashback e poco altro di quello che è successo prima e dopo. La mattina seguente è svegliato dalla sua amante, Lù, con la quale ha rapporti occasionali e poco impegnati. Il vero amore di Andrea è la sua ex Helene, che però ora di lui non ne vuole sapere. Helene ha un bambino da una precedente storia, al quale Andrea è molto legato.
Gli omicidi continuano ad un ritmo di uno alla settimana, ogni martedì. Il maniaco uccide e lascia sul corpo del morto o della morta un guanto al quale taglia ogni volta un dito.
Via via che le morti si succedono, le indagini convogliano su Andrea, che pare essere una sorta di filo conduttore con ognuna delle vittime. Quando finalmente capisce che la prossima vittima può essere Helene o suo figlio, Andrea decide di agire di prima persona per poter evitare il peggio.
Il film è tratto dal romanzo inglese “The Fifth Cord” di David MacDonald Devine, sceneggiato dallo stesso Bazzoni, insieme a Mario Di Nardo e Mario Fanelli. Un cast di tutto rispetto, oltre a Franco Nero che regge il film per la maggior parte degli 88 minuti della sua durata, ci sono Rossella Falk, Pamela Tiffin (che solo un paio di anni prima ha girato “Straziami ma di Baci saziami” di Dino Risi, che amo particolarmente), Ira Fustenberh e Silvia Monti, che in quegli anni facevano parte dei bellissimi volti del cinema di genere, una giovanissima Agostina Belli. La colonna sonora è di Ennio Morricone, che in quel periodo spaziava dal giallo al western, rendendo bellissimi dei bei film.
La regia di Bazzoni è di classe, si sofferma tanto sulle scene delittuose per sottolineare le atmosfere ansiogene e angosciose che la situazione comporta. La mano del maniaco uccide, certo, ma la camera induge piuttosto sui lunghi momenti che precedono l’omicidio. La donna paralitica che striscia per il pavimento cercando di arrivare alla cornetta del telefono, le luci che si spengono lungo i corridoi, la percezione della presenza oscura dell’assassino che si diverte come il gatto col topo. Idem per tutti gli altri delitti. L’attesa di ciò che deve accadere la fa da protagonista, tutto gira intorno ai nastri che l’assassino registra, cercando di camuffare la voce e (capiremo alla fine) anche le ragioni delle sue azioni. Andrea-Franco Nero è l’antieroe che tanto piacevano in quegli anni, il giornalista scomodo, che fuma e beve, picchia la propria donna per poi dopo cercarla per farci all’amore, disordinato, volgare, bellissimo e con tutti i fatti che giocano contro di lui. Anche chi vede il film ad un certo punto dubita della sua innocenza, come per tutti gli altri personaggi, ognuno ha un motivo per uccidere, e fino alla fine rimane l’incertezza su chi sia il maniaco.
Giornata nera per l'ariete (1971): Franco Nero
Ottima la sequenza che riguarda l’ultimo omicidio. Il bambino di Helene è la vittima designata, e tutta la scena che precede l’intrusione in casa da parte dell’assassino è da cardiopalma, e di grande suggestione.
La storia di Luigi Bazzoni regista è particolare: nasce come aiuto regista accanto a Mauro Bolognini, il maestro è uno dei migliori quindi, procede la sua carriera concentrandosi però su film di genere giallo o western, ma dopo il 1980 interrompe il suo lavoro di regista di lungometraggi. “Giornata nera per l’ariete” rimane a mio parere il suo film migliore, anche se è ricordato e menzionato nei festival di genere forse più per “Le Orme” del 1975.
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