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Un amore all'altezza

Regia di Laurent Tirard vedi scheda film

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M Valdemar

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La recensione su Un amore all'altezza

di M Valdemar
6 stelle

 

locandina

Un amore all'altezza (2016): locandina

 


Al Jean Dujardin nano non si crede manco per un nanosecondo. Superata e deglutita, non senza sforzo e fatica, l'incredibile effettistica che riduce il celebre attore francese a dimensioni da "piccolo uomo", cosa rimane - da dire - di Un amore all'altezza?
In sintesi: tizio, affascinante-ricco-simpatico-architetto di talento, rimorchia tizia bellissima-biondissima-avvocato divorzista-socia con il suo ex marito: sarà amore vero?-la "particolarità" di lui sarà un ostacolo insormontabile?-la battutistica sulle persone di bassa statura sarà divertente?
E gli eufemismi, si sprecheranno (anche per chi ne scriverà)?
Poste le - piccole - premesse, la commedia dei cugini d'Oltralpe non oltrepassa alcuna vetta del fecondissimo filone romantico-sentimentale (con la variante/aggiunta dell'handicap fisico) che non si sia già vista e affrontata: così come immaginiamo che possa essere, così è.
Percorso battuto, prevedibile, irto di cliché e déjà-vu - tra ripide salite della storia, curve e sbandamenti dell'amore, incomprensioni e incidenti di percorso, barriere emotive, rifornimenti necessari di alleggerimento, svolte e sorprese di tappa, imprese plateali -, ma gestito-inscenato-interpretato con efficacia invidiabile (insomma, come il paludato sistema italico non saprebbe assolutamente fare: facile intuire la deriva caciarona in cui uno dei nostri nomi di spicco la getterebbe).
Tanto gli schemi e gli automatismi si possono intuire con discreto anticipo tanto il lavoro di gruppo funziona: su un piano di studio che prevede un romanticismo di sicura presa, non asfissiante, e le cui dosi di umorismo - in punta di piedi (coi sopratacchi della gigioneria di Dujardin) - sono calibrate nonché scevre da scurrilità di sorta, a svettare sono, prevedibilmente, il gioco degli affetti, l'intesa tra gli attori e la loro immediata simpatia.
Grandi gesti all'americana, messaggi non rivoluzionari però coerenti (si può essere "normali" eppure «nani emotivi») e lieto epilogo: nella norma, ma con un certo gusto e fascino.

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