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Neruda

Regia di Pablo Larrain vedi scheda film

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La recensione su Neruda

di alan smithee
8 stelle

La fuga di Pablo Neruda verso un'Europa di fine anni '40 più rispettosa dei diritti umani e della libertà di pensiero, dà inizio ad un concitato inseguimento da parte di un membro della polizia di governo, proteso ad acciuffare a tutti i costi l'uomo.Un intenso biopic dove un eroe è rappresentato attraverso la figura controversa del suo antagonista

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La figura di Pablo Neruda vista soprattutto dal punto di vista del suo persecutore. Era già capitato che la figura imponente di uno dei più noti e celebrati poeti cileni venisse raccontata attraverso personaggi storicamente minori. Basti pensare al Postino di Neruda di Skarmeta, ed il relativo film di Radford e Troisi.

Qui Pablo Larrain si dedica ad un biopic che tralascia i sentieri della commedia, per introdurci in un periodo specifico e molto importante e drammatico della vita dell'artista: il suo "J'accuse" pronunciato da uomo politico al Senato nel 1946 contro il presidente Gonzalez Videla, quello stesso uomo politico che il poeta sostenne e contribuì a far eleggere, e che poi si rivelò un oppositore di quelle teorie comuniste in cui Neruda riponeva la totale fiducia e consapevolezza.

Braccato e ricercato come traditore, Neruda si dà alla fuga, concitata e a tratti carabolesca, sopraggiungendo sino in Europa grazie all'interessamento di Picasso, e divenendo un esponente tra i più eminenti del premio per la pace istituito dal grande pittore.

La vicenda tuttavia si concentra, più che sul poeta, sul suo irriducibile inseguitore, un poliziotto di nome Peluchonneau, che tentò in tutti i modi di ostacolare la dipartita dell'uomo politico e di cultura un tempo alleato del governo in carica.

Gael Garcia Bernal dà vita, forse per la prima volta, ad un personaggio negativo e apparentemente sinistro e controverso, che tuttavia matura durante il suo forsennato tentativo di cattura del letterato, tanto da meritarsi, da parte di quest'ultimo, gli onori della memoria, in seguito alla sua morte durante le ultime concitate fasi della fuga, tra le amene ma gelide vallate di una zona impervia del confine peruviano, ad un passo dalla via di fuga definitiva.

Pablo Larrain racconta con grande mestiere e affascinanti riprese una storia che è quasi un duello estremo tra due opposti che in fondo si rispettano e fanno onore. Il gran regista cileno lascia da parte le atmosfere torbide e surreali de Tony Manero, Post mortem o Il club, per calcare, con gran stile ma senza inutili e puerili enfasi, il percorso di un biopic solo apparentemente tradizionalista, la cui forza è appunto la valorizzazione della figura del protagonista, raccontando o soffermandosi sui particolari del suo più diretto antagonista, a cui l'ottimo Gael Garcia Bernal dà volto e corpo con appassionata vitalità. 

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