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L'altra metà della storia

Regia di Ritesh Batra vedi scheda film

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La recensione su L'altra metà della storia

di Leo Maltin
6 stelle

Visto in lingua originale con sottotitoli.

Al secondo lungometraggio, Batra filma un adattamento a rischio illustrativo - ma abbastanza fedele nella semplificazione ricavata - dell’omonimo romanzo a due tempi di Julian Barnes (che bisogno c’era di cambiargli titolo?), rendendo con immagini efficaci quel tono elegiaco, dimesso e trattenuto che caratterizza la grigia esistenza del protagonista (diversa da quella più animata avuta da giovane): Tony Webster.

Mediocre uomo tranquillo, marito divorziato e padre inconsistente, anonimo commerciante di vecchie macchine fotografiche, esposte in sciupate vetrinette dell’angusto negozio che possiede e dove lavora da solo. Privo del benché minimo slancio vitale o di qualsivoglia spirito di iniziativa, si trascina a passi tardi e lenti conducendo una noiosa vita ordinaria. Fino a quando la misteriosa lettera di un avvocato riporterà a galla momenti della sua giovinezza studentesca (vissuta al college di Cambridge) che credeva ormai sepolti, scuotendolo dall’apatico torpore in cui si era sigillato per tutti questi anni, trascorsi nel guscio vuoto dell’anaffettività.

Sull’onda dei ricordi, ecco che tornano alla mente nomi e volti che hanno segnato l’adolescenza liceale: Mister Hunt, professore di storia, i compagni – il simpatico Alex Stuart, lo svogliato Colin Simpson, Adrian Finn, anche suo migliore amico, dal tetro e sconcertante scetticismo – ma soprattutto Veronica Ford, enigmatica manipolatrice narcisista (perfino la madre Sarah consiglia al ragazzo di frenarla dal fare troppo).

Il riaffiorare di alcuni eventi dolorosi, mai raccontati prima neppure alla sbigottita ex moglie avvocato, induce l’uomo, ormai anziano, all’inevitabile consapevolezza del funesto carico di sentimenti contrastanti – gioia mista a delusione e rabbia frenata con sarcasmo violento scritto su carta – che nel corso del tempo la sua coscienza ha preferito sottacere, nell’illusione bastasse dimenticare per non soffrire.

Ma questa è soltanto una parte della storia (l’unico motivo per cui si potrebbe giustificare la titolatura scelta per l’edizione italiana del film): il resto, tra false reminiscenze, errate congetture e rivelazioni importanti affidate a personaggi estranei alla vicenda, viene raccontato o meglio solo suggerito da pudiche omissioni filtranti, raffreddando la scoperta della devastante verità.

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