Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film
A parte la morale pseudo-meta-fisica buonista, la storia è colma delle solite banalità hollywoodiane: la scienziata intelligente (e tremendamente supponente) contro i militari beoti e guerrafondai, la superiorità di americani su russi e cinesi, la telefonata che salva il mondo, l'empatia verso il diverso financo a mettere a repentaglio la propria vita, e così via.
Mi spiace, ho amato La donna che canta, ma questo di Villeneuve è un passo falso terribile.
A parte la morale buonista, scrivevo all'inizio. Mica tanto. La morale del film merita due parole. Arrival è il War Games degli anni 2000. Da "alcune volte è meglio non giocare" a "alcune volte è meglio cooperare".
In cosa consista, praticamente, il vantaggio della collaborazione, cosa abbia guadagnato il genere umano, boh, non si sa. Perlomeno io non l'ho capito. Il fatto poi che nel film si vede una persona sola lottare e (presumibilmente) trarre profitto dal "dono" della nuova lingua, è paradossale.
La mente mi va subito alla lotta contro il riscaldamento globale. La protagonista è come la novella Greta che cerca di salvare il pianeta, istruendo i potenti del mondo che non c'è altra strada se non unire le proprie forze per assicurare un futuro vivibile all'umanità intera. Ridicolo.
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