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Arrival

Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film

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Saleinzucca

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La recensione su Arrival

di Saleinzucca
8 stelle

Interessante esperimento metalinguistico con alieni brutti brutti ma almeno non cattivi.

Premetto che sto ancora cercando di capire se Villeneuve mi convinca o meno ed in ogni caso alcuni suoi film li ho trovati in qualche modo "fastidiosi" e non per ciò che voleva comunicare ma per COME, lo comunica.

Fatta questa premessa mi concedo un attimino di relax mentale nel cercare di trasmettere le mie sensazioni sulla pellicola in questione.

Arrival a differenza di altri lavori del nostro Denis (Enemy, Prisoner...) è un film, riesce ad esserlo e convince per molti versi ma come sempre (o quasi) l'artigiano in questione trasforma qualunque argomento, filosofico, esistenziale, storico, futuristico, emotivo, psicologico etc..etc.., in un qualcosa di tragico e morente che chiosa forzatamente in una decrescita, un involuzione lenta (spesso MOLTO) e senza alcuna speranza. Come se un essere umano vivesse contando i giorni che lo separano dalla sua morte (preannunciata a causa della distorsione temporale) invece di vivere per VIVERE (non mi sono infilato in particolari elucubrazioni filosofico/morali ne citazioni "colte" di sorta perchè non serve ed il concetto mi pare chiaro così, fine a se stesso).

Nei film del nostro amico qualunque essere umano (?) ed in qualsiasi contesto sembra vestire i panni della consapevolezza attraverso l'inquietudine latente, la disperazione, l'elusività e tutti (ma proprio tutti) sembrano sull'orlo di una crisi di nervi perenne.

Non esiste ironia, come se qualunque essere su questa terra vivesse con la disperazione in corpo e la trasmettesse e non riuscisse mai a liberarsene, magari, parafrasando anche e solo andando di corpo (è un buon modo per fare uscire lo st...zo che c'è in noi).

Dico per correttezza (come mi piace questa parola che probabilmente ha perso il suo significato originale) che non ho visto tutti i film di Gilles (ah no questo è un altro Villeneuve, ed è ancora vivo (?)), Enemy e Prisoner mi hanno un attimino smussato gli attributi, Sicario invece mi ha ringalluzzito un attimino.

Tornando al qui ed ora (posto che corrisposnda ad adesso e non dopo), Arrival riesce almeno nell'intento di stupire, qualche volta, il sonoro è spettacolare (ehm, di spettacolo si parla, del resto), ed Amy riesce nell'intento di non risultare costantemente sull'orlo della nevrosi (poi ci cade anche lei, nè) grazie probabilmente ad un innata delicatezza e serenità personali. Va detto, per chi non lo avesse capito, che Arrival non è un film sugli alieni, sono solo un pretesto funzionale alla storia (e volutamente depistante) per trattare temi come la memoria, il tempo, la speranza e le illusioni (e si anche che cacchio vogliono sti tipi da noi) va quindi guardato e ascoltato e percepito partendo da questi presupposti altrimenti si rimane delusi (forse). Se voleste approfondire andate a recuperare il racconto dal quale è liberamente tratto nel libro Storie della tua vita di Ted Chiang contenente 8 racconti (che ancora non ho letto ma penso di farlo presto, diciamo entro qualche settimana altrimenti mi dimentico e sarebbe un peccato, insomma...ops, vi sto parlando di cavoli miei che a voi non interessano di certo, infatti sarebbe meglio se non leggeste queste ultime 3 righe, per la privacy.

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