Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film
Gli alieni arrivano sulla Terra ed il governo interpella una linguista per comprendere il loro modo di comunicare (e quindi accertarsi se vengano in pace o meno). Villeneuve con questo film dimostra come una regia grandiosa sia in grado di nobilitare (entro certi limiti) anche la più infima delle sceneggiature. In Arrival assistiamo al più tipico prodotto sci-fi hollywoodiano: russi, cinesi e buona parte degli europei stupidi e belligeranti (mentre gli americani, povere stelline, sono gli unici ragionevoli, e se si comportano male è solo perché hanno cominciato prima gli altri), sequenze ad effetto totalmente irrealistiche (il capo militare non recluta il collega della Adams sulla fiducia, perché ha sbagliato una parola di sanscrito...), dialoghi da film dell'oratorio ("Da che mi ricordo, ho passato la vita a testa in su a guardare le stelle. Però la più grande sorpresa non è stata incontrare loro. È stata incontrare te." l'anima del diabete proprio), conflitti internazionali risolti con un colpo di telefono e salti temporali che troncano bruscamente la narrazione (i cui monconi sono incollati da uno spiegone fuori campo). Tanto per non farsi mancare nulla viene buttato lì anche un velato sottotesto anti-abortista, con quel prodotto di cloaca della protagonista che decide di mettere al mondo la figlia nonostante sappia già che fine farà e che, soprattutto, non dice nulla a quel poveraccio di Jeremy Renner che subisce la cosa senza poter fare niente. D'altra parte però, mi risulta impossibile non provare ammirazione per la capacita del regista (forse il migliore emerso da oltreoceano negli ultimi anni) di creare dei momenti estremamente intensi, che riescono quasi a far dimenticare l'assenza di fondamenta narrative su cui il tutto è costruito, mettendo i brividi con scelte di messa in scena da applausi (il primo incontro con gli alieni, l'alternanza dei piani temporali, l'uso dei colori), che in altri casi gli hanno consentito di creare opere bellissime. Un plauso anche alla colonna sonora di Johann Johannsson.
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