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La banda degli onesti

Regia di Camillo Mastrocinque vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La banda degli onesti

di ziogiafo
10 stelle

ziogiafo - La banda degli onesti - Italia, 1956 - Una comicità ineguagliabile e sempre attuale è quella «dell’immenso» Antonio De Curtis in arte Totò, che ha sempre spaziato con la sua maestosa personalità nella più raffinata parodia, caratterizzando i suoi personaggi cinematografici con un insieme di gesti e modi di dire ormai famosi. La vastissima filmografia di Totò non solo racchiude un prezioso patrimonio dell’arte comica più elevata ma aggiungerei che costituisce quasi una sorta di… «terapia del buon umore». “La banda degli onesti” è un vero e proprio gioiello del “genere”, ed è un classico dei film di Totò che in coppia con lo straordinario Peppino De Filippo darà vita ad uno degli migliori spettacoli comici dell’epoca. Per un caso fortuito il portiere Antonio Bonocore (Totò) viene in possesso di una matrice originale della Zecca dello Stato per la fabbricazione di banconote da diecimila lire, il bancario morente che gliela consegna confessa al fidato portiere di averla trafugata tempo addietro ma di non averla mai usata. Pentito e in fin di vita l’ex impiegato supplica Antonio di distruggere o buttare nel Tevere al più presto possibile quel clichè, per evitare che venga utilizzato da qualche malintenzionato che possa stampare illegalmente quei biglietti da diecimila lire. Dopo qualche giorno di riflessione, Antonio, pensando di sopperire facilmente alle sue eterne esigenze economiche decide di adoperare quel clichè, almeno per il giusto necessario… quel tanto che basti per rimettere in sesto il suo bilancio familiare e poi distruggerlo. Per mettere in atto il suo “delicato” progetto ha bisogno però di aiuto e trovandosi di fronte a questa problematica propone a due condomini di sua conoscenza il suo piano. I due signori interpellati da Antonio dopo una breve titubanza accettano di partecipare all’ardua impresa. Il tipografo (Lo Turco) interpretato da un magistrale Peppino De Filippo, l’ esperto dei colori (Cardoni) un bravissimo Giacomo Furia, insieme a Totò (il portiere) si mettono rapidamente al lavoro. Da questo momento in poi si assisterà ad una fenomenale rappresentazione dell’arte comica ad opera del divertentissimo “terzetto” che all’interno della bottega di Lo Turco (nottetempo) concepirà con grande concentrazione il primo biglietto falso. La sorte però vuole che nel bel mezzo “dell’operazione” il figlio di Bonocore - Guardia di Finanza in servizio al Nord - torna a casa per trasferimento e nella sua città viene assegnato alla sezione falsificazioni. Tutto apparentemente precipiterà buttando all’aria i fantastici sogni di ricchezza dei tre, che impauriti, faranno del tutto per liberarsi rapidamente della “matrice” e dei biglietti falsi stampati. Quella che dominerà alla fine sarà la «vera morale» che distingue i componenti di questa “pseudo-banda di falsari”, i quali in realtà hanno sempre preferito di guadagnarsi la vita onestamente. Ottima la regia del bravissimo Camillo Mastrocinque che ha diretto molti dei film “storici” con Totò, sempre con grande maestria. «I soldi si fabbricano al Policlinico dello Stato» (Antonio Bonocore) - Alta scuola di comicità… cordialmente, ziogiafo

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