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The Limehouse Golem - Mistero sul Tamigi

Regia di Juan Carlos Medina vedi scheda film

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La recensione su The Limehouse Golem - Mistero sul Tamigi

di supadany
5 stelle

«Colui che osserva non versa meno sangue di colui che infligge il colpo».

Quando si ha una convinzione ferrea, non è ammissibile starsene in disparte ad attendere il corso degli eventi. Purtroppo, anche l’interventismo consapevole non è garanzia di giustizia. Infatti, la verità contempla svariate sfumature e anche le menti più acute rischiano di essere circuite, non riuscendo a formulare una visione d’insieme, ipnotizzate da un’illusione che vorrebbero vedere concretizzarsi.

The Limehouse Golem è un thriller avvolto dal mistero, ambientato a Londra ma con parametri tipici del recente cinema spagnolo, da cui pesca qualità ma anche una smania che sulla lunga distanza ingloba alcune controindicazioni.

Londra, 1880. Il quartiere di Limehouse è sconvolto da una serie di omicidi, talmente efferati e inspiegabili da indurre la stampa ad attribuirli a un Golem, una creatura mostruosa estrapolata dalla mitologia ebraica.

Il compito di fare chiarezza sui fatti è affidato al navigato ispettore John Kildare (Bill Nighy), che contemporaneamente cercherà di salvare Lizzie Cree (Olivia Cooke) da una condanna a morte altrimenti certa. Per l’investigatore, l’uomo ucciso dalla ragazza potrebbe essere l’autore della scia di sangue che ha gettato nel panico il quartiere.

 

Bill Nighy

The Limehouse Golem - Mistero sul Tamigi (2016): Bill Nighy

 

Dopo aver girato in Spagna Painless, Juan Carlos Medina vola in Gran Bretagna per dirigere un film debitore di La vera storia di Jack lo squartatore - From hell e con peculiarità accostabili al cinema spagnolo, per intenderci da The orphanage in giù fino a Marrowbone.

La portata offerta è abbondante, principalmente costituita da materiale d’immediata riconoscibilità, con eventi sinistri e tenebrosi, un drappello di esecuzioni macabre e devianze psichiche, alcune esposte, altre da smascherare.

La principale qualità risiede nell’inquadramento generale, spaziante tra spettacoli di varietà e un processo, con un’indagine intervallata da flashback sparpagliati. Nel complesso, fuoriesce la sete di sangue del popolo, che vuole osservare da vicino il degrado e attende la gogna, con una donna soggiogata dalla società degli uomini, che pretendono, sfruttano, giudicano e infine condannano senza appello.

Uno sfondo impietoso, condito da sofferenze e crudeltà, per una mistura orientata più sul fare che sull’essere, tanto appariscente quanto intermittente, con punte eccedenti. Quest’ultime sono macroscopiche soprattutto sull’arrivo in volata, che non stupisce neppure con una virata a 180° e la successiva rivisitazione a posteriori.

Questa marcia disomogenea è contraddistinta da due cuori pulsanti – John Kildare e Lizzie Cree - che si tolgono luce a vicenda. Rimane comunque eccellente l’interpretazione di Bill Nighy, che avrebbe meritato ancora più spazio e rilevanza, mentre Olivia Cooke funziona egregiamente solo fino a quando domina la sua straordinaria dolcezza affranta.

 

Bill Nighy, Olivia Cooke

The Limehouse Golem - Mistero sul Tamigi (2016): Bill Nighy, Olivia Cooke

 

Volendo fare i contabili, The Limehouse Golem richiede un calcolo pieno di addizioni e sottrazioni, con una spaziatura talmente fitta da risultare soffocante, un’esposizione dall’attecchimento istantaneo e demarcata da un esibizionismo premeditato, che sfocia nella maniera.

Avvincente ed eccessivamente caotico, con una rivelazione (portante) facilmente intuibile.

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