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Io, Daniel Blake

Regia di Ken Loach vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Io, Daniel Blake

di Dany9007
8 stelle

All'alba degli 80 anni, Ken Loach non ha rinunciato ad esplorare di nuovo le tematiche a lui più care, che qui ritroviamo ampiamente. Stavolta Loach ci fa conoscere l'assurdità di certi aspetti della burocrazia di Sua Maestà, prima fra tutti il folle meccanismo che colpisce il protagonista Daniel Blake, attraverso il quale, una telefonata ed un questionario stabiliscono se una persona sia o meno malata (e di conseguenza abbia diritto ad un sussidio), ma abbiamo anche la triste storia di Katie, madre sola alla quale viene assegnato un alloggio...a circa 5 ore di distanza dalla sua città d'origine nei pressi di Londra.

La vicenda è ambientata infatti nel nord dell'Inghilterra, nella malinconica Newcastle, qui Daniel, reduce da un pesante attacco cardiaco, è costretto a dividersi tra delle telefonate, con attese interminabili, al call center del servizio sanitario, al quale ha fatto ricorso, e l'ufficio di collocamento che lo vede costretto a cercarsi un lavoro finchè non risulterà stabilito se è effettivamente malato oppure no. Abbattuto da una burocrazia che non lo ascolta e da sistemi teconologici ai quali lui (all'alba dei 60 anni ed ex carpentiere) è del tutto avulso, Daniel dovrà ricorrere al supporto dei suoi giovani vicini di colore. La sua storia inoltre si intreccia con Katie che, come detto, è madre di due figli e vive in orribile alloggio popolare che Daniel si prodigherà a cercare di rendere più accogliente e funzionale. Nel corso della vicenda vediamo Daniel doversi mettere nelle mani di professionisti del lavoro del tutto indifferenti alla sua situazione ed alla sua età, che gli impongono la partecipazione a seminari umilianti e a seguire un protocollo di ricerca del lavoro assolutamente inadatto alle sue esigenze. In parallelo Katie continua a scendere gli scalini della miseria: gli aiuti di Daniel non riescono certo a colmare i problemi economici della sua famiglia, tanto da costringere Katie ad entrare nel giro della prostituzione. Ancora una volta Daniel cercherà di portare il suo aiuto, ma inutilmente, visto che per Katie, quello è il solo strumetno per mantenere i suoi figli. Dopo un plateale (e commovente) tentativo di protesta di fronte alla sede del Job Center, durante il quale Daniel viene osservato con ammirazione dai passanti, sembra che il suo ricorso possa andare a buon fine. Un altro attacco cardiaco, stroncherà Daniel prima che possa saperne il risultato. Alla cerimonia funebre, Katie leggerà il discorso che Daniel aveva preparato proprio in vista del ricorso.

Un film commovente, moderno e classico allo stesso tempo. Ken Loach riesce a bucare lo schermo con una vicenda umana molto profonda, andando ad esplorare quegli ambienti di cui il cinema spesso si dimentica e dei quali mette in luce i pregi e le contraddizioni: il centro per l'impiego con dipendenti sbrigativi che trattano le persone solo come dei numeri (eccetto un'impiegata mal vista dai superiori), i corsi di collocamento gestiti in modo aggressivo e superficiale, il sistema previdenziale che, nel caso di Daniel, annulla il suo sussidio e, nel caso di Katie, la esilia nel nord del paese in una casa fatiscente. In parallelo si osserva anche il piccolo supporto e la solidarietà che arriva dalla gente comune: lo stesso Daniel che si fa aiutare dai vicini per registrarsi e stampare dei moduli online, il mercatino solidale in cui Katie può iniziare a sfamare la sua famiglia, l'abilità manuale di Daniel che aiuta Katie a sistemare alcune parti dell'appartamento.

Tutto questo fa del film un bell'esempio di cinema, magari anche ideologico, ma che comunque con coraggio prova ancora a registrare le contraddizioni della società moderna.

 

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