Espandi menu
cerca
Io, Daniel Blake

Regia di Ken Loach vedi scheda film

Recensioni

L'autore

champagne1

champagne1

Iscritto dal 18 gennaio 2012 Vai al suo profilo
  • Seguaci 47
  • Post -
  • Recensioni 963
  • Playlist 6
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Io, Daniel Blake

di champagne1
8 stelle

Ancora convalescente dopo l'infarto che lo ha recentemente colpito, Daniel, un carpentiere che ama il suo lavoro ma non può ancora ricominciare ad eseguirlo per prescrizione medica, chiede gli sia riconosciuta l'indennità di malattia. Scoprirà l'odissea burocratica che dovrà svolgere e nel frattempo l'unica fonte di reddito potrà essere l'indennità di disoccupazione. Ma anche questa è sottoposta a rigidi vincoli (uno dei quali è cercare lavoro, anche se Daniel sa che se davvero lo trovasse poi non potrebbe eseguirlo), pena sanzioni severissime. Daniel dovrà ricorrere al rimedio estremo ...

Lasciamo stare se la storia è più o meno lacrimevole (io l'ho trovata realistica e ho apprezzato il tentativo di Loach di alleggerirla con alcuni siparietti magari anche involontariamente comici).

Se da un lato ci sono elementi che fanno ricordare le commedie italiane degli anni '70 sul muro di gomma in cui si trasforma la giustizia o l'ottusità di certa burocrazia, qui in più c'è un commento sull'intera nostra società (e su come essa sia molto più sfilacciata di quella degli anni '70) e su chi la governa.

 

Se negli anni '70 il film politico faceva emergere la rabbia e l'indignazione, Loach ci presenta invece una condizione di frustrazione sì, ma quasi rassegnata. Se nei primi l'invito era a rompere le regole e magari a fare la rivoluzione per il bene collettivo, qui il messaggio è riscriviamo le regole e cerchiamo almeno il rispetto del singolo individuo.

 

Non è un caso che per presentare la sua storia Loach abbia usato un protagonista bianco, cristiano, cittadino modello e pefettamente integrato: non ha voluto farsi schermo del colore della pelle o della origine esotica. Ma ha voluto farci riflettere sul fatto che nella società capitalistica attuale il quasi-anziano (Daniel ha 59 anni) e per lo più malato rappresenta un problema e una seccatura, se non possiede sostanze economiche autonome.

Tanto è vero che delle situazioni disperate non se ne occupa più lo Stato, ma enti benefici: la possibilità di avere una vita dignitosa ormai è questione legata alla carità, non ad un diritto di cittadinanza (potrei anche dire al semplice essere parte della Umanità, ma finisce che sembro troppo buonista).

 

Con l'unica ancora viva speranza che per fortuna anche oggi la ricchezza data dalle relazioni fra uomini è qualcosa che non avrà mai un prezzo.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati