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Mademoiselle

Regia di Chan-wook Park vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Mademoiselle

di alan smithee
8 stelle

Un triangolo amoroso scandaloso e lascivo nasconde una doppia trama ad inganno che avrà conseguenze letali e imprevedibili tra due splendide donne ed una affascinante ladro che si insinua tra di loro. Erotismo e inganno si cedono la staffetta in un rutilante ed elegantissimo thriller storico sbilanciato tra due culture a noi europei distantissime.

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Spericolato, vorticoso e lambiccato adattamento del romanzo ad ambientazione ottocentesca Ladra, di Sarah Waters, The Handmaiden segna il ritorno in patria del gran regista Pan Chan Wook, dopo la trasferta americana del 2013 con Stoker.

Il cineasta sposta la intricata e complessa vicenda dalla seconda metà dell'Ottocento alla Corea del 1930, introducendoci nelle trame triangolari che hanno come angoli due giovani donne ed un uomo: tutti a loro modo immischiati in un intrigo dai connotati diabolici, oltre che estremamente sfaccettati e complessi.

La vicenda mette in campo una bella ladra, figlia di contanta madre truffatrice ed un affascinante truffatore suo complice: la donna riesce a farsi assumere come cameriera da una ricca donna giapponese, rinchiusa perennemente nella sua villa sontuosa sotto il controllo di uno zio collezionista di testi e libri rari. Il rapporto tra le due donne diventa così complice da colorarsi di uno sfondo sessuale che finisce per divenire un traino senza controllo, foriero di intrecci corporali arditi e scenografici che la notevole regia del gran maestro coreano esalta e rappresenta con costruzioni geometriche ardite che sfiorano la perfezione.

Ma la storia è nettamente più complessa di quanto mai potremmo immaginare...e capire fino in fondo, ed un percorso indietro nel tempo ci svela, in momenti studiati opportunamente, quando e come rivelarci certi particolari in grado di capovolgere completamente la situazione, rendendo succube chi dominava e viceversa.

Diviso in due prime parti che ci raccontano una parte di una medesima storia da due punti di vista differenti,  e poi ds una terza conclusiva, come per dedicare un capitolo ad ogni angolo della diabolica triade protagonista, girato e fotografato splendidamente, il film, lambiccatissimo, complesso e cervellotico, richiede un certo impegno ad essere seguito nelle molteplici sue sfaccettature, ma ciò non toglie che la maestria della direzione del regista resti elemento di assoluta importanza e notevolezza.

Accompagnato da un valido apporto musicale, classico da thriller teso e di gran classe, e in stile ben poco orientale, che rende concitato un intrigo anche laddove si tende a perdere un pò il filo temporale degli avvenimenti, The Handmaiden procede sinuoso tra amplessi lesbo e triagoli amorosi impossibili e letali, scanditi da virtuosismi di macchina senz'altro piacevoli ed affascinanti, e da una fotografia tutta filtri caldi e vedute suggestive, voli aerei e acrobazie di ripresa: elementi preziosi in grado di stemperare la complessità della vicenda, che si complica anche con gli influssi socio-culturali dovuti ad una commistione di lingue ed usanze nipponico coreane che noi europei non siamo, salvo casi eccezionali, assolutamente in grado di comprendere o soppesare, e che il doppiaggio francese differenzia nei colori giallo e bianco per farci comprendere la differenza di espressione. Visto che la differenza di lingua e l'incapacità di leggerne una piuttosto che un altra, risulteranno particolari discriminanti alquanto cruciali.

E le scene truculente con arti mozzate e ferite spurganti a cui ci ha abituato e reso dipendenti il gran regista? Niente paura, il film lascerà spazio anche al lato gore tanto caro allo stile impeccabile del regista.

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