Regia di James Wan vedi scheda film
Dopo lo spin-off dedicato alla bamboletta demoniaca (Annabelle), il “Conjuring Universe” ritorna al filone principale, quello omonimo, con questo secondo film, ancora una volta diretto da Wan, stranamente apprezzato da una buonaparte della critica nonostante la sua congenita mancanza di originalità (questione sulla quale, quando è il regista australiano ad essere coinvolto, si tende un po’ troppo a sorvolare, o meglio a non considerare un demerito) e le frequenti insulsaggini che propone (le quali raggiungono un livello di ridicolo tale da far sembrare il precedente film, L’evocazione – The Conjuring, un capolavoro di genere).
La regia è sempre buona, professionale, e il film è del resto “ben confezionato” (e ci mancherebbe, visto il budget), ma ciò non fornisce alcuna sorta di “consolazione” e non pone in alcun modo rimedio alla sostanziale illogicità del tutto, ad una trama che fa acqua da tutte le parti e non si preoccupa neppure di nasconderlo
(ATTENZIONE, SPOILER: diversi sono, infatti, gli avvenimenti e i risvolti “sorprendenti”: i geniali sceneggiatori, tanto per cominciare, si sono inventati un’entità demoniaca, a quanto sembra pure “potentissima”, talmente poco brillante da essere completamente incapace di concepire un piano migliore per uccidere Ed Warren che non sia quello di tentare maldestramente di farlo precipitare da una finestra sperando che finisca poi “impalato” su un tronco appuntito opportunamente creato [e sempre talmente lungimirante dal rivelare, vai a sapere perché, alla moglie di colui il quale starebbe tentando di uccidere il suo “nome demoniaco”, ovvero, pare, il suo unico punto debole]; ma c’è di più: se lo scopo di Valak il demone è effettivamente quello di eliminare due potenziali minacce, ovvero i due “investigatori del paranormale”, perché diavolo sceglie come metodo quello di “infestare” una casa dall’altra parte del mondo senza avere neppure la certezza che i due finiscano per occuparsi del caso, per poi cercare addirittura di mandarli via una volta che finalmente sono arrivati, facendo sembrare tutto una messinscena della bambina? E com’è possibile che, essendo “occupato” con la famiglia Hodgson, sia presente anche all’interno dell’abitazione dei Warren, spaventando a morte Lorraine? [tra l’altro, scegliendo come metodo di spavento quello di far comparire due mani dal retro di un quadro…] A nessuna di queste ed altre macroscopiche insensatezze viene posto argine col finale, e andare avanti nell’elenco costituirebbe solo un perverso esercizio in detrimento dell’intelligenza del lettore FINE SPOILER).
E come se tutto ciò non bastasse, il film persiste e insiste con “profonde” pseudo-riflessioni esistenziali e teologiche, cercando di far passare un messaggio per il quale, grazie alla religione, non solo si può sconfiggere il Male, ma è inoltre possibile fornire risposte convincenti all’ignoto, a ciò che la scienza non è ancora riuscita (e, forse, in taluni casi non riuscirà mai) a spiegare
(SEMI-SPOILER[per quel che è possibile spoilerare in film di tal fatta, s’intende]: per poi mostrare, all’interno della narrazione, come il grande e superiore discernimento della materia da parte della religione stessa, nelle persone dei due investigatori, consista banalmente nel far spuntare ogni due per tre un crocifisso che, magicamente, quando si tratta di quello in possesso di Ed sortisce l’effetto di far “ritrarre” il “Male”, mentre quando si tratta di quello di chiunque altro, ecco che come strumento di difesa finisce per rivelarsi comicamente inefficace [come dimostra la scena nella quale il demone imbastisce un bello spettacolo ruotando tutti i crocifissi di cui è tappezzata una stanza, non provando il minimo fastidio nel farlo]; e anche dopo questa scena, il film comunque insiste e nel finale rivela come basti far spuntare [e ti pareva] un crocifisso, recitare una messa [ovviamente] in latino, sbraitare il nome opportunamente rivelato del demone et voilà!, il Male venga estirpato FINE SEMI-SPOILER).
La durata, poi, rivela un’estrema auto-indulgenza, e difatti il film subisce un drastico calo di tensione nella seconda parte (in maniera del tutto similare al suo predecessore del 2013).
Arrivati a questo punto, la consapevolezza che per scrivere una simile pacchianata ci siano voluti ben quattro sceneggiatori, diventa informazione suscettibile di facile ironia.
Ottima, comunque, la fotografia di Burgess e come sempre buone le interpretazioni degli attori.
E prevedibile il fatto che il film si sarebbe rivelato un nuovo, straordinario successo (aspettative non tradite, considerando il fatto che ha incassato ben 320 milioni a fronte di un budget di 40). Cosa che però, tragicamente, ha impresso un’ulteriore accelerazione al franchise, con solo questo film che, oltre all’ovvio sequel, ha generato ben due spin-off: l'inguardabile The Nun (che ruota attorno alla figura del demone travestito da suora, le cui fattezze memori del look di Marilyn Manson rischiano di suscitare più ilarità che terrore) e The Crooked Man (concernente, invece, il personaggio dell’Uomo Storto dell’omonima filastrocca).
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