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The Conjuring: Il caso Enfield

Regia di James Wan vedi scheda film

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La recensione su The Conjuring: Il caso Enfield

di mc 5
9 stelle

Quando mi càpita (e negli ultimi mesi la circostanza fortunata si è più volte ripetuta) di incappare in un horror degno di nota, è il caso di brindare. Perchè come dico sempre in questi casi, è una specie di miracolo, in quanto il genere è stato voltato e rivoltato come un calzino e le occasioni di imbroccarne una si fanno sempre più rare. Posto dunque che le casistiche e i contesti delle storie narrate non possono che sovrapporsi e ripetersi senza pietà, ciò che fa la differenza può essere dato (che so) dalla mano particolare di un regista o dalla qualità degli attori. Nel caso in oggetto, troviamo a dirigere James Wan, regista malese che negli anni si è fatto un discreto nome sceneggiando, dirigendo e producendo diversi episodi della saga di SAW l'Enigmista ma anche un paio di episodi della mini-saga INSIDIOUS nonchè uno sciagurato capitolo della mia odiata serie Fast and Furious. Insomma il giovane Wan ha accumulato una vasta esperienza che in questo Conjuring si può riscontrare tutta. Poi ci sono due attori protagonisti molto in forma, ma del cast parlerò fra poco. Il film verte su temi già battuti in centinaia di opere similari ma si dipana con un pathos non indifferente, alimentando un clima generale tra il vintage e il "malsano" che intriga non poco il pubblico, conquistando lo spettatore in un abbraccio mortale che lo fa restare avvinghiato alla poltrona. Sì, perchè al netto di trucchetti e deja vu, il film a tratti fa davvero paura ed è notevolmente inquietante. Poi, come dicevo, fa ogni tanto capolino una suggestione vintage dovuta ad una impostazione classica, un po' da cinema d'altri tempi, che nobilita l'opera, elevandola dalla banalità del già visto, e conferendole una discreta credibilità (termine sempre da rapportare ovviamente alla risibilità del contesto narrativo). Case infestate, mostri che tornano da passati oscuri, tutto che parte (figuriamoci!!) da una strage compiuta da un folle guidato da probabile spirito demoniaco. Okay, decisamente le solite cose. Ma qui c'è in più la caratterizzazione fortemente cattolica dei due "detective dell'incubo" marito e moglie protagonisti. Due classici personaggi da romanzo che infatti hanno incontrato i favori del botteghino (per dire: nella"coda" finale la coppia balla un tenero lento sulle note di un zuccherosissimo Elvis Presley). Questo solo per dire che il film è per molti versi "piacione", può piacere (e infatti svetta in cima al nostro box office) alla massa del popolo bue da multisala ma anche al cinefilo horror. E ciò significa che alla regìa c'è qualcuno che ci sa fare. Accennavo al cast. Patrick Wilson è perfetto per quel ruolo, che egli riempie in ogni sfumatura, Ma la trionfatrice è una fantastica Vera Farmiga, attrice poliedrica e davvero molto brava (scusate l'off topic ma lessi un paio d'anni fa -mi pare su Repubblica- una lunga intervista alla stessa Farmiga -che per inciso è anche regista- da cui si evinceva trattarsi di donna colta e intelligente e non la solita diva hollywoodiana). Insomma, il film -come ho detto al netto di qualche meccanismo prevedibile ma inevitabile- funziona piuttosto bene. Valore aggiunto: le scelte di alcuni commenti musicali sfiziosi che vanno dagli epici Clash di "London Calling" (siamo nella Londra del 77 in piena era punk) ai soavi Bee Gees del lentaccio "I started a joke", anche se per me le chicche sono "Bored teenagers" degli Adverts e un'irresistibile "Bus Stop" degli Hollies. Buon divertimento.

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