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The Accountant

Regia di Gavin O'Connor vedi scheda film

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La recensione su The Accountant

di nickoftime
8 stelle

Vedere Ben Affleck recitare la parte del contabile della malavita che in “The Accountant” si trasforma in uno spietato giustiziere fa venire in mente più di una suggestione. Per esempio il fatto che l’essere diventato corpo del cinema action dopo una prima parte di carriera impegnata a fare altro ricorda da vicino quello che è successo a Nicolas Cage, attore con cui Affleck oltre alle analogie del percorso artistico condivide il pregiudizio che accompagna l’uscita dei suoi film. Oppure la constatazione che è stata l’interpretazione di Superman, un altro super eroe - seppure nella versione malinconica e decadente di “Hollywoodland”- a rilanciarne le credenziali dopo il periodo nero culminato nel pubblicizzato divorzio da Jennifer Lopez e soprattutto nei flop commerciali di “Gigli” e di “Daredevil” da cui Affleck uscì con la certezza che mai più avrebbe indossato maschera e calzamaglia davanti alla mdp. E invece, non solo il nostro ha invertito la tendenza diventando capofila dell’universo Dc Comics in cui milita nei panni del miliardario Bruce Wayne (e quindi di Batman) ma si è conquistato (grazie a un film come “Gone Girl”) la possibilità di primeggiare nella crime story di Gavin O’Connor dove recita nei panni di un uomo che fa della menomazione fisica il mezzo per riscattarsi dall’isolamento a cui lo costringe la malattia. Una patologia, quella della sindrome di Asperger, alla quale Christian Wolf deve non solo il formidabile talento matematico ma anche la preoccupazione di difendersi dagli altri che lo ha trasformato in una perfetta macchina da guerra, pronta a difendere Anna Hendrik dalla minaccia di un pericoloso sodalizio criminale.

 

Sarà per la sovrapposizione tra il curriculum vitae del protagonista e le vicissitudini personali di Affleck che alla pari di Wolf ha dovuto lottare non poco per sconfiggere i suoi demoni, sta di fatto che è proprio la capacità dell’attore di stare dentro al film e di occuparlo con una sensibilità in grado di arrivare al cuore del personaggio a produrre lo scarto che fa la differenza. Senza il surplus di umanità fornitagli dalla presenza di Affleck infatti “The Accountant” sarebbe comunque un buon film ma rischierebbe di inciampare sugli eccessi delle sue logiche spettacolari - presenti nell’impostazione da “solo contro tutti” con cui vengono costruite le scene d’azione - e sulla mancanza di sfumature conseguenti al feroce determinismo che spinge all’azione sia Wolf che i suoi avversari. Da non perdere e soprattutto da non sottovalutare. 

(icinemaniaci.blogspot.com)

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