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Sully

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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La recensione su Sully

di mck
8 stelle

“This is the captain. Brace for impact.” «Cosa c’è di vero in “Sully”»? Il film.

 

Sully” è un film eastwoodiano - e quindi di parte - fin nel midollo (tant’è che persino Tom Hanks si clintizza - venendo “sottoposto” ad una vera e propria cromatura galvanica callahanesca - fornendo, anch’e proprio per questo, una delle prove migliori della sua lunga e pesante carriera), per lo meno tanto quanto lo sono “American Sniper” e “the Mule”, che sono due storie che raccontano le gesta di due grandi figli di troia: Chesley “Sully” Sullenberger, invece, ha dalla sua il fatto di essere, semplicemente, un glorioso eroe nazionale anche secondo i canoni di altri stati più o meno civilizzati degli U.S.A., perché al momento inevitabile ha preso la decisione non solo non-sbagliata, ma pure, e proprio, corretta (col gap di tre minuti e mezzo rispetto all’immediato computazionale del calcolatore elettronico - il gergo da boomer è un omaggio a quel matusa di Clint - dovuto al fattore umano), come stabilì la commissione d’inchiesta della National Transportation Safety Board (qui in veste di antagonista redento e consapevolizzato), ponendosi in questo senso, per quanto riguarda i rapporti con le Autorità e la Stampa, a mezza via fra quanto occorso ai tre di "The 15:17 to Paris" e a "Richard Jewell".

In meno di un’ora e mezza (che sembrano tre, ed è un complimento), esclusi i titoli di coda e compresi i titoli di testa - che vengono sfruttati per presentare un primo assaggio, fuori campo video e in campo audio, dell’incidente occorso, disastro evitato e salvataggio effettuato, che si trasforma in un incubo post-11/9 newyorkese -, “Sully”, il film più breve di Clint Eastwood (che torna a “volare” dopo “FireFox” e “Space CowBoys”), è un’opera che esprime, volente o nolente, un compito preciso, e ben poco importa quanto succedaneo e collaterale, ovvero: insegnare alla gente com’è che si fa del Cinema. Ed è, a sua volta, una lezione appresa da John Ford.

 

 

In sostanza, il film è la fotografia della fotografia della (realtà? No, della) prova (da una parte la testimonianza integrale delle registrazioni di bordo e dall’altra le ricostruzioni nel simulatore di volo) scagionante rimessa in scena en abyme dal film stesso…

Impagabile la scelta - posta all’apicale culmine del climax, durante l’epifanica agnizione “forzata” perché pleonastica, chiamata, cercata, eppure così emozionante - d’inquadrare in pp.p. Aaron Eckhart (ottimo deuteragonista) e non Tom Hanks.
Chiudono il cast Laura Linney, Anna Gunn (“Breaking Bad”), Mike O’Malley, Chris Bauer (“the Wire”, “the Deuce”), Jamey Sheridan, Christopher Curry

Sceneggiatura dal buon artigiano -[“Resistance”, di cui è anche regista, “Perfect Stranger” di James Foley - della stessa schiatta di Peter Medak, John Dahl, Peter Hyams - e in sèguito “the Professor and the MadMan”, un sogno a lungo covato da Mel Gibson tratto da un saggio / non-fiction del Simon Winchester di “Atlantic” (uno dei più grandi autori - sulla scia di Ryszard Kapuscinski, Bruce Chatwin e Paul Theroux - di quel muliebre genere letterario che oggi viene interpretato al meglio da Frank Westerman ("StikValley"), William T. Volmann e William Langewiesche), infine realizzato - diretto e co-scritto - dallo sceneggiatore di “Apocalypto”, e futuro creatore di “Boss”, Farhad Safinia]- Todd Komarnicki (ma l’abile tocco di Eastwood si percepisce proprio in questi frangenti, vale a dire nel trasporre script “medi” trasformandoli in “classici”), che si è basato su “Highest Duty”, il mémoire autobiografico dello stesso Sullenberger, scritto con Jeffrey Zaslow.

Fotografia magnifica dell’immenso Tom Stern (interamente con Arri Alexa in formato IMAX). Montaggio di Blu Murray [cresciuto nella crew eastwoodiana a partire da “Blood Work” e qui promosso - prendendo temporaneamnete il posto di Joel Cox (e Gary D. Roach) - a capo taglia e cuci, ruolo che ricoprirà anche per il successivo e già citato cinéma vérité di “The 15:17 to Paris”, passando poi a “Glass” e al recente “the Water Man”]. Musiche perfette (già di per loro, e ancor di più amalgamate al tutto) di Christian Jacob & the Tierney Sutton Band e dello stesso Eastwood. Producono Malpaso & C. e distribuisce Warner.

“This is the captain. Brace for impact.” «Cosa c’è di vero in “Sully”»? Il film.

 

* * * * (¼)          

 

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