Espandi menu
cerca
Personal Shopper

Regia di Olivier Assayas vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Dompi

Dompi

Iscritto dal 16 agosto 2014 Vai al suo profilo
  • Seguaci 22
  • Post 1
  • Recensioni 44
  • Playlist 1
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Personal Shopper

di Dompi
7 stelle

 

L'elegantissimo processo di rimediazione che Assayas compie in "Personal Shopper" inizia sotto molteplici punti di vista che pervadono quest'ultima opera del regista francese. Chi guarda davvero Maureen, il personaggio interpretato da Kristen Stewart? E' lo spettatore o uno spettatore - fantasma?

 

Assayas gioca in "Personal Shopper" su questa dialettica che in molti frammenti del film sembra dileguarsi verso una precisa soluzione: quando Maureen nell'esergo del film entra nella casa abbandonata del fratello morto appare pervasa da una presenza fantasma che la pedina in modo ossessivo, ossessione esplicitata da un elemento che caratterizza la sintassi filmica, cioè il pianosequenza. In altri frammenti è lo stesso spettatore a essere informato di quello che succede in fuoricampo: quando Maureen ha terminato di parlare con il nuovo amante della sorella e alle spalle appare un volto (il fratello?).

 

vlcsnap-2017-06-09-14h54m12s570

vlcsnap-2017-06-09-14h56m17s487

Due frammenti: il pianosequenza iniziale e l'apparizione dietro le spalle della Stewart.

 

Posta in luce questa forte dialettica, il processo di rimediazione proposto da Assayas vede elementi diversissimi tra loro compenetrarsi continuamente all'interno del film: l'Astrattismo, lo spiritismo e l'immagine cinematografica. In altri termini, la pittura, la metafisica e il cinema, tre elementi che agiscono verso un unico obiettivo focale: plasmare l'(in)visibile.

Questa invisibilità è tradotta nei termini in cui Marieen affronta la propria esistenza: si muove come un fantasma, vive da sola, esperisce emozioni da sola e aspetta che qualcun altro la contatti. Maureen risulta, sotto quest'ottica, un personaggio totalmente spersonalizzato, come sono i vestiti che sceglie per il proprio capo: il vestito è l'apparenza e la stessa Maureen vive di questa apparenza tanto da assimilare più volte, attraverso il gesto della vestizione, gli abiti destinati ad un'altra persona verso il proprio sè. Sembra quasi che Maureen rivendichi la propria natura-fantasma, un personaggio spersonalizzato che vive di apparenza.

 

 

vlcsnap-2017-06-09-11h55m15s401

vlcsnap-2017-06-09-11h51m03s019

vlcsnap-2017-06-09-11h44m25s053

vlcsnap-2017-06-09-11h46m50s483

vlcsnap-2017-06-08-21h54m51s003

vlcsnap-2017-06-08-21h55m46s459

vlcsnap-2017-06-08-21h56m57s481

vlcsnap-2017-06-08-21h57m07s791

vlcsnap-2017-06-09-11h33m22s994

vlcsnap-2017-06-09-11h33m59s927

Si potrebbe fare un raffronto suggestivo tra "Personal Shopper", "Ex Machina" e "Under The Skin": nel film di Assayas la vestizione è l'apparenza attraverso cui si esperisce l'emozione e la sessualità. L'esergo di Under The Skin mostra una vestizione formale, l'aliena che subentra nel corpo umano tramite la pelle. In maniera antitetica nel finale, la figura femminile interpretata da Scarlett Johansson si sveste della propria apparenza al fine di mostrare la sua essenza di aliena, di Altro. Nel finale di "Ex Machina" l'androide interpretato da Alicia Vikander compie il gesto decisivo di acquistare un'umanità vestendosi con la pelle umana. Tre figure femminili per tre (s)vestizioni.

 


I tre ambiti sopra citati hanno come obiettivo quello di mostrare la forma di questa spersonalizzazione: Hilma af Klint citata nel film è una pittrice astrattista che ha come obiettivo quello di andare al di là del visibile per imprimerlo nelle sue tele. L'astrattismo si coniuga con lo spiritismo, come la stessa Hilma af Klint farà nelle sue opere e lo stesso Victor Hugo, da scrittore, nelle sue sedute spiritiche. Il cinema nella sua tradizione ha sempre volto la sua attenzione all'invisibile, come diceva Robert Bresson "rendete visibile quello che, senza di voi, forse non potrebbe mai essere visto". In aggiunta, questa invisibilità è riletta da Assayas nella nostra contemporaneità e passa attraverso lo schermo di uno smartphone, attraverso il collegamento, la connesione, il link. Assayas, forzando il discorso, sembra giungere alla stessa conclusione di Micheal Mann in "Blackhat", un altro film che mette in relazione l'invisibile con il visibile, cioè che la realtà entro cui viviamo è una realtà ambivalente: per Michael Mann la realtà sta tra il virtuale e il reale, per Assayas sta tra il visibile e l'invisibile che è riletto in una dimensione spirituale e metafisica.

 

 

vlcsnap-2017-06-09-13h12m47s995

vlcsnap-2017-06-09-13h13m25s145

vlcsnap-2017-06-09-13h13m30s650

vlcsnap-2017-06-09-12h01m06s892vlcsnap-2017-06-09-13h29m17s394

vlcsnap-2017-06-09-13h29m54s340

 L'incipit di "Blackhat": rendere visibile il virtuale, la rete, il collegamento.

"Personal Shopper": rendere visibile l'invisibile attraverso la tecnologia, lo smartphone.

 

 

vlcsnap-2017-06-09-12h47m01s002

vlcsnap-2017-06-09-12h28m00s544

vlcsnap-2017-06-09-12h32m47s868

La metafisica. La pittura. Il Cinema.


Infine, Assayas ha l'intuizione, per alcuni la presunzione, di portare avanti la propria opera su un discorso che indubbiamente rende l'opera più enigmatica di quello che non appare: il film inizia come un thriller per poi trasformarsi nel paranormale lasciando più dubbi che certezze allo spettatore. Sembra che il percorso paranormale nella sua profonda problematicità inizi dalla scissione della figura di Maureen intenta a toccare il proprio corpo nel letto, una scissione restituita da Assayas tramite una dissolvenza che unisce e allo stesso tempo separa la figura di Maureen. Da qui in poi, il film prende una piega paradossale: c'è chi afferma che la Stewart muoia uccisa dall'amante del capo per cui lavora o c'è chi ritiene che niente di tutto questo succeda. A prescindere dalla ricostruzione dell'intreccio del film, le analogie che "Personal Shopper" produce con un altro film che parla di scissione sono stimolanti, si è parlato infatti di una possibile analogia con il film di Kieslowski "La doppia vita di Veronica".

 

vlcsnap-2017-06-09-14h35m19s402

vlcsnap-2017-06-09-14h36m49s748

vlcsnap-2017-06-09-11h48m44s409

vlcsnap-2017-06-09-14h37m23s450

vlcsnap-2017-06-09-14h37m32s969

vlcsnap-2017-06-09-14h38m02s560

 

 

 

 

vlcsnap-2017-06-09-13h01m12s914

vlcsnap-2017-06-09-13h01m24s091vlcsnap-2017-06-09-13h01m50s752

vlcsnap-2017-06-09-13h01m58s102

vlcsnap-2017-06-09-13h01m58s102

vlcsnap-2017-06-09-13h02m15s218

vlcsnap-2017-06-09-13h47m49s868

vlcsnap-2017-06-09-13h48m40s025

Il momento (possibile) di rottura in "Personal Shopper" a metà film, condensato in una dissolvenza.

Ne "La doppia vita di Veronica" il momento di rottura condensato con uno stacco nero che separa e unisce due momenti: la morte e la vita.

 

 

vlcsnap-2017-06-09-14h45m01s397

vlcsnap-2017-06-08-21h17m04s129

vlcsnap-2017-06-08-21h17m47s859

vlcsnap-2017-06-08-21h17m29s948

vlcsnap-2017-06-09-12h27m18s258

vlcsnap-2017-06-09-12h40m54s817

vlcsnap-2017-06-09-12h47m13s092

In "Film Blue" la memoria affiora tramite riflessi di colore bluastro. C'è una scena, invece, nel film di Kieslowski quando Veronique guarda fuori dalla finestra e un ragazzino gioca con la luce, il ragazzino chiude le tende e il riflesso della luce entra nella stanza, riflesso che diventa presenza di qualcos'altro. In "Personal Shopper" i riflessi non provengono dalla luce ma da presenze fantasma.



Assayas chiude con uno sguardo rivelatorio in cui è racchiusa tutta l'essenza metafisica del film: uno sguardo rivelatorio/interrogatorio: Maureen è un fantasma? E' il fratello quello che vede?

 

vlcsnap-2017-06-09-12h51m28s582

vlcsnap-2017-06-09-12h52m07s909

vlcsnap-2017-06-09-12h52m18s599

vlcsnap-2017-06-09-12h52m30s334

vlcsnap-2017-06-09-12h53m04s100

vlcsnap-2017-06-09-12h56m05s706

 

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati