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Il nome della rosa

Regia di Jean-Jacques Annaud vedi scheda film

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La recensione su Il nome della rosa

di solerosso82
8 stelle

Dal romanzo di Umberto Eco, un thriller immerso nella suggestiva ambientazione gotica di un medioevo cupo e tenebroso, il cui regista Jean Jacques Annaud adatta senza trascurare gli aspetti antropologici del racconto originario.

Emergono con forza non solo i conflitti interni tra ordini ecclesiastici e gerarchie vaticane, ma anche la crisi dei valori morali della chiesa, sfruttatrice di un popolo analfabeta e in disgrazia, vittima delle torture e delle condanne a morte perpetrate dall’Inquisizione. In questo contesto, il ruolo culturale e politico della Chiesa, appare già vacillante e prossimo a quella radicale decaduta che si avvierà nel secolo successivo, in quel Rinascimento che riporrà l’uomo e la ragione a guida di una società in parte svincolata dall’autoritarismo teocratico.

Il protagonista Guglielmo Da Baskerville (Sean Connery) è pertanto un uomo nuovo, socraticamente affamato di conoscenza, di formazione aristotelica, incompreso dal suo stesso ordine (francescano), inviso ai vertici religiosi e nemico della Santa Inquisizione da lui un tempo presieduta. La lunga scia di delitti presso un monastero benedettino a cui è chiamato a indagare assieme al giovane allievo Adso (Christian Slater), nasconde il tentativo disperato della chiesa di ostacolare il progresso culturale, a favore di una conservazione autoritaria e censoria del sapere. Come afferma Guglielmo, esistono libri “per i quali gli uomini uccidono”. L’apologia di padre Jorge (Fëdor F. Šaljapin) contro il riso, la sua avversione alla “blasfemia” incarnata dalla Commedia di Aristotele, rimanda purtroppo alle terribili vicende di oggi, agli autori del giornale satirico Charlie Hebdo barbaramente uccisi dal fanatismo religioso di matrice islamica.

Eco si schiera dunque apertamente contro i benedettini, depositari del sapere universale: pur riconoscendo l’importanza storica dell’attività amanuense, ne critica l’assenza di contenuti filologici e scientifici, così come il loro conservatorismo radicale. Ne è la metafora il deforme Salvatore (Ron Perlman), in grado di parlare tutte le lingue, senza conoscerne però alcuna.

Sean Connery accentua il carattere ribelle del protagonista, affiancato dal giovanissimo Christian Slater, Micheal Lonsdale e da ottimi caratteristi (su tutti il freak Ron Perlman). La fotografia di Tonino delli Colli immortala i magnifici paesaggi romanici di Castel del Monte, Rocca Calascio e dell’Abbazia di Eberbach, esaltando le suggestive scenografie di Dante Ferretti.

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