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Forever Young

Regia di Fausto Brizzi vedi scheda film

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La recensione su Forever Young

di scandoniano
2 stelle

Brizzi inscena una commedia facilmente confondibile con qualsiasi altro film del filone moderno: un brutto colpo al cinema italiano e a quelli che provano a farlo elevare al novero di arte.

Forever young” mette a confronto due generazioni, quella degli anta che bramano freschezza e quella formata dai giovani carenti d’esperienza. Alla base c’è un messaggio (o almeno così dovrebbe essere), che per quanto poco chiaro, sembra alludere al fatto che in realtà non ci sono stagioni nella vita. Tale concetto è sviscerato, con una strizzatina d’occhio al proverbio “gli opposti si attraggono”, facendo sfilare senza nerbo (né vergogna) prototipi generazionali stereotipati per antonomasia (milf che accalappiano in discoteca, mancate madri frustrate che cercano il toy boy, ultrasessantenni patiti di sport, deejay demodè in crisi, imprenditori rampanti accoppiati con ragazzine da urlo, mediocri professionisti incapaci di rimettersi in discussione), con il marchio di fabbrica del regista Fausto Brizzi che sviscera le (cor)relazioni tra i personaggi gradatamente.

La scarsa originalità del soggetto, unita alla leggerezza (al limite dell’impalpabilità) della storia, non mostra alcun appeal, non desta nessuna aspettativa, non provoca sostanzialmente nessuna emozione. “Forever young” è una commedia che si perde nella galassia delle commedie italiane moderne, di quelle apparentemente realizzate con la carta carbone, col solito compiacimento bipartisan degli autori e l’imperante politically correct a fare da ulteriore moderatore degli umori del popolino, palcoscenico ideale per un’opera mediocre che ha il solo scopo di giocare sui grandi sentimenti dell’empatia o del rifiuto rispetto alle preconfezionate figurine-sarcofago che si muovono senza grazia, né cognizione, sullo schermo.

Non a caso il cast ha una forza mediocre e cavalca tali cliché con una stanchezza foriera di grossi sbadigli. Spiace per il veterano Bentivoglio o il rookie Fresi, che si ritrovano nel marasma autocelebrativo e sempre totalmente piacione del maestro della commedia italiana fatta con lo stampino. Nella speranza, sincera, che quest’ultimo vada smarrito al più presto perché indicibili cialtronerie come questa rendono vani i numerosi e coraggiosi tentativi di fare del nostro cinema moderno una cosa finalmente seria.

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