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Lo straniero

Regia di Orson Welles vedi scheda film

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La recensione su Lo straniero

di Antisistema
7 stelle

Con Orson Welles vale lo stesso discorso che feci per Billy Wilder, non esistono film minori e chiunque abbia due neuroni capisce benissimo che questo genio autentico del cinema ha realizzato per oltre il 90% capolavori ed ottimi film. Considerato dallo stesso regista il suo film peggiore, in realtà lo Straniero (1946), nonostante la convenzionalita' superficiale della sceneggiatura è sicuramente un thriller di indubbio valore, innalzato dall'estro di un grande regista.

Troppo facile dimostrare di essere bravi in totale libertà produttiva, di budget e mezzi, alcune volte i veri geni si vedono anche dal come siano in grado di esaltare film ordinari. Girato su commissione e sicuramente inferiore ai due precedenti capolavori, Welles dimostra di saper girare un film come tutti gli altri registi; il montaggio in effetti rispetta in pieno le convenzioni del cinema classico tra dissolvenze incrociate ed in nero, però la forza della sua regia non ne esce per nulla intaccata.

 

Edward G. Robinson, Loretta Young, Orson Welles

Lo straniero (1946): Edward G. Robinson, Loretta Young, Orson Welles

 

Coadiuvato dall'ottima fotografia di Russell Metty, lo Straniero è un film giocato sulle luci e le ombre, degno dei migliori thriller-noir, che conferiscono un aspetto visivamente originale alla pellicola.

Oramai pienamente padrone dei concetti di profondità di campo, Welles non rinuncia ai suoi piani sequenza, specie nelle sequenze in esterna nei boschi in cui il personaggio da lui interpretato Charles Rankin, ammazza Konrad Menike ed il conseguente stacco di montaggio con un nuovo piano sequenza che dall'alto mostra il terrore dell'uomo ed il suo affannoso adoperarsi per nascondere furtivamente il cadavere. 

Il regista sfrutta una "tecnica" ancora per lo più statica come il piano sequenza dati i mezzi tecnici dell'epoca, per creare un senso di suspance ed ansia nello spettatore per le sorti di questo uomo improvvisamente sentitosi braccato.

Altre inquadrature originali da tutte le parti non mancano quindi, come l'obiettivo della macchina da presa che riflette Menike ad inizio del film, così come l'utilizzo di simbolismi come l'orologio, il quale segna alla fine l'ineluttabile destino del nostro nazista in incognito Charles Rankin. 

Welles descrive questa cittadina della provincia americana in modo luminoso ed immacolato dove nessuno sospetta nulla del passato nazista di Rankin, men che meno Mary Longstreet (Loretta Young), la sua dolce moglie totalmente devota alla sua persona ed incapace di accettare l'orribile verità dei fatti.

 

Philip Merivale, Edward G. Robinson

Lo straniero (1946): Philip Merivale, Edward G. Robinson

 

Comparato da alcuni sfavorevolmente all'Ombra del Dubbio di Alfred Hitchcock (1943), il film di Orson Welles è sicuramente inferiore qualitativamente ma al tempo stesso per via di alcuni accorgimenti è più interessante.

Se per Hitchcock lo straniero era adoperato per imbastire il suo solito giocattolo tecnico di qualità e costruire una trama investigativa sulla sua vera natura, nel film di Welles noi spettatori già conosciamo la vera natura del protagonista, quello che quindi conta è raffigurare una figura titanicamente tragica ed inevitabilmente destinata alla sconfitta con cui farci empatizzare, nonostante i crimini tremendi di cui si è macchiato come vediamo nelle diapositive sui campi di concentramento (uno dei primissimi film a mostrarle, le immagini sono tratte da un documentario di Billy Wilder tra l'altro che è incluso nel Blu Ray del film).

Vorrei dargli di più come valutazione, solo che in questo caso nonostante le mie posizioni anti-sistema, mi aggrego alla massa nel considerarlo il film peggiore del regista, seppur grazie al restauro sono riuscito ad apprezzarlo e a rivalutarlo rispetto alla prima visione, perché comunque è un thriller nettamente superiore alla media del periodo e che distrugge il 95% dei film di tale genere che escono oggi, tutto questo si deve esclusivamente alla regia di Orson Welles e non ad una sceneggiatura indubbiamente prolissa nel tirare le somme e senza troppi guizzi narrativi, anche se a dire il vero sono rimasto conquistato di più dal lato visivo-simbolico di certe sequenze, che dalla storia in sé.

A differenza di Quarto Potere e Orgoglio degli Amberson, questo fu il primo film del regista ad incassare bene, nonostante Welles come detto lo considerasse robetta, ma in verità è un buon film.

 

Loretta Young, Orson Welles

Lo straniero (1946): Loretta Young, Orson Welles

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