Regia di Alessandro Blasetti vedi scheda film
Francamente, l'anticipazione - se non flebilissima - del neorealismo non ce la vedo ed anche l'apporto di Zavattini in sede di sceneggaitura mi sembra rivelarsi più sul versante del surreale (il nonnetto che si mangia, letteralmente, le pedine della dama) che non su quello del realismo vero e proprio. Viene spontaneo porsi una domanda: dov'è, qui, la guerra? È pur vero che nel 1942 il conflitto non era ancora arrivato pesantemente in Italia, ma qui, da questo punto di vista, siamo al (si fa per dire) negazionismo. Con Quattro passi tra le nuvole siamo piuttosto nei pressi di quella "ideologia ruralista", tipica degli anni del consenso al regime fascista. Basti pensare alla sequenza del risveglio di Cervi nella fattoria della ragazza: contrariamente alle sue levatacce di città, il protagonista si desta riposato, mentre lo aspetta una scodella di latte fresco, quando a casa sua il povero padre di famiglia veniva tiranneggiato e innervosito da una moglie autoritaria che, anche la sera al ritorno, lo riporta alla dura realtà. Il valore di questo film di Blasetti consiste, secondo me, soprattutto nelle sue qualità di commedia, che emergono particolarmente nella prima parte del film, con quella sfilza di personaggini che popolano il treno e l'autobus e creano un quadro d'ambiente di ottimo valore.
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