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I bambini ci guardano

Regia di Vittorio De Sica vedi scheda film

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La recensione su I bambini ci guardano

di PompiereFI
8 stelle

Tratto dal romanzo “Pricò” (1924) di Cesare Giulio Viola, “I bambini ci guardano” è un dolente panorama domestico-genitoriale che dimostra come una coppia non sappia vivere un rapporto con il figlio piccolo. Considerato alla stessa stregua di un gatto fastidioso che sta sempre tra i piedi, Pricò subisce una situazione matrimoniale in evidente crisi romantica, data l’infatuazione della madre Dina (Isa Pola) per un altro uomo. Con lui fugge durante la notte, abbandonando la famiglia: padre (un bravo impiegato di banca), figlio e una domestica, i quali tenteranno di gestire al meglio la nuova imbarazzante situazione.

 

Pricò ha orecchie che sentono anche al buio delle menzogne e comprendono tristemente situazioni in cui diventa casuale spettatore, vinto dall’individualismo di chi lo circonda. Il bambino viene obbligato a confrontarsi con un mondo che prevede precetti che non gli appartengono, subendoli con rassegnata afflizione.

 

Ho visto, nella deprecabile moralità della madre, un pizzico di misoginia. Se è vero infatti che Dina cede fin troppo facilmente alle moine del suo amante, abbandonando il figlio fin quasi a volerlo smarrire, per contro la donna riceve sentenze e giudizi dalla nonna paterna, dalla congrega di coinquiline e dal gruppo di turisti estivi ipocriti (tra i quali brilla un giovane Ernesto Calindri), tutti impegnati in una lotta ad occhi chiusi fin troppo integralista.

 

Quello di cui è silenziosa testimone la regia di Vittorio De Sica è lo scioglimento dell’istituto familiare. In tempi non sospetti, e subito dopo il fascismo, la scrittura dello stesso De Sica, di Zavattini (alla sua prima collaborazione con l’autore di Sora) e di Viola si fa avanguardista, anticipando quei sentimenti frantumati e ormai inagibili che contraddistinguono i nostri tempi.

 

Tra congedi e rimpatri, avversioni e remissioni, il nucleo della famiglia è messo a dura prova da questo dramma di vita concreta che anticipa di poco il periodo neorealista. Lo sguardo d’insieme è impietoso e non fa sconti a nessuno; la tragedia è dietro l’angolo e le contrizioni dell’ultimo minuto sono costrette a fare i conti con mani che invece di stringersi al collo rimangono in tasca, e con spalle che sembrano essersi fatte forti e autosufficienti.

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