Regia di Paolo Genovese vedi scheda film
Il film si lascia guardare (e per questo meriterebbe un voto sufficiente) ma... alla fine lascia una sgradevole sensazione di inutilità.
E' una critica della borghesia che non morde, perché troppo inverosimile. Uomini e donne miserrimi e meschini protagonisti dei (plurimi) tradimenti incrociati verso i loro partner, ma totalmente solidali ed empatici verso gli amici. Scene simpatiche ma assolutamente irreali, oltre che telefonate (scusate il gioco di parole), con il finale, dove tutti compiono la missione impossibile di far finta di niente dopo avere messo in piazza il fallimento e la spregevolezza della propria vita, che più irritante di così non si può.
E' una critica della borghesia che non morde perché autoassolutoria. Il matrimonio come unico imputato, e unico colpevole, dell'ipocrisia e dello squallore delle vite dei protagonisti.
Il frocio che si distingue come l'unica persona realmente sincera del gruppo.La vogliamo piantare con queste stronzate?
Insomma, una critica da radical-chic. Cioè una non-critica. Un'operazione di squallido perbenismo dove lo spettatore se ne esce contento di non essere caduto al livello dei protagonisti del film. Sensazione che ho provato anch'io, però subito dopo sopraffatto dalla senzazione contraria di essere caduto in basso per essermi divertito a vedere un film così vuoto e banale...
P.S.: anche la sceneggiatura lascia a desiderare; emblematico il caso della moglie che esce dal bagno dando ragione al frocio per una cosa da lui detta mentre lei era assente. Quale pressapochismo!
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta