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Perfetti sconosciuti

Regia di Paolo Genovese vedi scheda film

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La recensione su Perfetti sconosciuti

di mc 5
10 stelle

Che meravigliosa sorpresa questo bellissimo film italiano, quando ancora mi stavo riprendendo dalla epocale visione del capolavoro di Tarantino. E poi -diciamolo- finalmente un film italiano di cui non dobbiamo vergognarci o accusare imbarazzo. Premetto che non sono un fan del pur bravo regista Paolo Genovese, che io trovo piuttosto ondìvago, visto che figurano al suo attvo film pregevoli come il bel "Una famiglia perfetta" ma anche "robine" come il dimenticabilissimo "Immaturi" . Ma qui la ciambella gli è riuscita col buco. Un'opera scritta con grande attenzione ai dettagli, dotata di tempi assolutamente perfetti, dove i dialoghi svettano vincenti su tutto, ma soprattutto una pellicola che può contare su attori tutti di talento e ciascuno in stato di grazia. E siccome io amo il "cinema d'attori" me lo son visto due volte proprio per assaporare al massimo tante sublimi prove di recitazione. D'accordo che il film poggia su una sola ed unica base (l'idea che il cellulare se lasciato troppo libero di custodire qualunque nostro -piccolo o grande- segreto, potrebbe rovinarci la vita). D'accordo anche che la location è unica, la casa di uno dei personaggi. Ma tutto ciò non solo passa in secondo piano e lo spettatore non ne è affatto annoiato, ma di tutto questo Genovese fa il punto di forza di una narrazione che avvince il pubblico perchè sa rendere protagonista assoluto -attraverso intepretazioni magistrali- un elemento importante: LA PAROLA. Genovese già nel suo ottimo "Una famiglia perfetta" aveva affrontato una formula prossima a questa, ma qui perfeziona l'idea fino a portarla a livelli molto più efficaci. E soprattutto -per quanto ovvio- è chiaro che in questa strada i maestri sono i francesi. Ma lasciamo perdere i pericolosi confronti tra le nostre commedie e quelle d'oltralpe che ci porterebbero troppo lontano (e io finirei col prediligere il cinema francese, come mi capita spesso). Stile e buon gusto sono alla base di questo psicodramma famigliare-borghese-casalingo che ha innanzitutto l'enorme pregio di realizzare il corto circuito perfetto tra la commedia divertente e una deriva drammatica incalzante e generatrice di sapiente suspense. E quest'ultima a metà del racconto sconfina quasi in tragedia, e qui sta la magìa del film, nel turbare lo spettatore con una svolta drammatica che scompagina tutto ma che non impedisce allo stesso spettatore di sorridere delle evoluzioni drammatiche in atto, ancorchè si tratti di un sorriso alquanto amaro e disilluso. E mi permetto di fare un ardito collegamento con l'ultimo ottimo lavoro di Massimiliano Bruno "Gli ultimi saranno ultimi": okay i due film sono del tutto differenti ma un elemento li accomuna, l'intrigante connubio tra farsa e tragedia, tra commedia e dramma, e non è cosa da poco perchè indica una via nuova ed importante che si apre al cinema italiano, alla faccia delle commedie cossidette "cinepanettoni de sinistra" che sbandierano sui manifesti le facce stanche delle solite star televisive popolari in una chiave "renziana" che vorrebbe poter idealmente contare su un pubblico trasversale "della nazione", insomma alla ricerca di un consenso di massa che puzza di Renzi lontano un miglio. Qui no. Qui si lavora con eleganza e stile, cercando la complicità -sì- del pubblico ma attraverso il Buon Gusto. La trama è nota, ne hanno parlato ovunque. Un gruppo di amici (tre coppie più un single) si trovano a casa di uno di questi per una bella cenetta. E una di queste persone ha un'idea che all'inizio pare intrigante. Ognuno metterà il proprio cellulare sul tavolo e per tutta la durata della cena potrà dimostrare di non avere segreti rispondendo in diretta ad ogni chiamata o messaggio. Ed è chiaro ed evidente che da una simile partenza può accadere di tutto e di più. Ovvio che numerosi altarini verranno scoperti, portando alla luce una specie di nido di vipere. Alla faccia che erano fino ad un momento prima tutti amiconi e simpaticoni. Anche le musiche sono sapientemente discrete, giustamente non invadenti, ma curate e funzionali, e va rimarcata la presenza sui titoli di coda di un brano inedito -bellissimo- di Fiorella Mannoia. Come dicevo -e lo ribadisco- il film può contare su un manipolo d'attori di un talento spaventoso. E -togliendomi il cappello- li cito in ordine sparso: Marco Giallini, Valerio Mastrandrea, Kasia Smutniak, Giuseppe Battiston, Alba Rohrwacher, Edoardo Leo e Anna Foglietta (e per quest'ultima una nota speciale -lo confesso- perchè l'ho trovata qui affascinante al punto di turbarmi).
Gran bel film. Popolare (il pubblico in sala segue con attenzione e divertimento). Cinema italiano che vale.

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