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Zac - I fiori del male

Regia di Massimo Denaro vedi scheda film

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La recensione su Zac - I fiori del male

di Corinzio
7 stelle

Una casa disabitata, in rovina e piena di ricordi è il suggestivo inizio di questo bel documentario sulla figura di Pino Zac.

Il contesto rende l'idea di un personaggio colpevolmente dimenticato che, oltre ad essere un ottimo disegnatore, tra le sue qualità ha l'indubbio merito di aver fondato la più grande rivista satirica che questo disgraziato paese abbia mai visto, cioé IL MALE.

Il documentario si concentra quindi sulle fasi prima della fondazione e sui primi numeri del Male. Zac, dopo il famoso numero 3 (quello di Moro con il viso a cazzo moscio) fu giocoforza costretto a tramisgrare a Parigi a Le Canar Enchainé per mitigare le polemiche.

Infatti questo famoso numero involontariamente profetico, fu pubblicato una settimana prima dell'attentato in Via Fani con le ovvie conseguenze che si possono immaginare. Il documentario di Denaro è pieno di aneddoti e testimonianze a volte divertentissime e l'entrata in scena dell'altra grande mente del Male, cioé Vincenzo Sparagna (in arte Tersite) è favolosa.

Il regista volutamente omette una parte del racconto: il Male è nato da I quaderni del Sale di Zac da cui attinse numerosi disegnatori giovanissimi e poco conosciuti all'epoca come Vauro, Vincino e Mannelli, ma tralascia l'altra costola di Cannibale che oltre a Tamburini, Mattioli, Scozzari e Liberatore presentava il nome di Andrea Pazienza. Quest'ultima in particolare sarebbe stata una presenza troppo ingombrante per un documentario che aveva come scopo il ricordo della figura di un grande disegnatore, più noto all'estero rispetto al nostro paese e che ha scelto il momento ideale per far compiere un salto decisivo da una satira fin troppo ruffiana alla Forattini (bello il pezzo di repertorio con una gustosa diatriba tra Pino Zac e Forattini) ad un'altra che ti colpiva come un tir a 300 all'ora.

Tra le righe non viene nascosto nemmeno un certo rimpianto dello stesso Zac di aver unito e diretto un numero di talenti giovanissimi, ma in grado, dopo la sua dipartita dal giornale (ritornò solo per pochi numeri solo nel 1981), di riuscire a camminare da soli, come se gli allievi non avessero avuto bisogno del loro maestro e della sua guida. Inoltre rimane il rimpianto di un'esperienza, quella del Male, purtroppo unica e irripetibile in questo paese. E ce ne sarebbe bisogno.

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