Espandi menu
cerca
Basic Instinct

Regia di Paul Verhoeven vedi scheda film

Recensioni

L'autore

chinaski

chinaski

Iscritto dal 24 agosto 2002 Vai al suo profilo
  • Seguaci 18
  • Post 51
  • Recensioni 628
  • Playlist 4
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Basic Instinct

di chinaski
4 stelle

La scopata del secolo.
Michael Douglas, sornione e soddisfatto, si lancia subito in una delle forme più consolidate di autocelebrazione maschile. La trombata è andata bene, ci si sente più rilassati, sale l’egocentrismo. L’uomo si sente padrone del mondo, dio dell’arte amatoria, non ci sono più limiti per lui. Michael, camminando sulla spiaggia, se la ride di tutti i casini in cui è coinvolto. Se la ride del fatto che non ha più un lavoro (l’hanno buttato fuori dalla polizia), che non ci sta capendo niente del caso che dovrebbe risolvere. Se la ride e basta, si accende pure una sigaretta e lascia la frase così, un monumento alla sua potenza sessuale.
La scopata del secolo.
Ora non per fare quello che la sa lunga, ma caro Michael una scopata come la tua non dico che la faccio una volta al giorno, ma farsi legare al letto e farsi scopare non è certo una cosa che ti sei inventato tu. O forse ti riferisci al fatto di leccare un capezzolo di Sharon per buoni quindici secondi senza lasciare la presa? O forse era la paura, vero? Quel sottile gioco di seduzione, di dominio e sottomissione, di dipendenza cerebrale. Dai forse quello poteva essere eccitante, ma da lì a proclamarti protagonista maschile della scopata del secolo ce ne vuole.
Basic Instict è un film che quindici anni fa sembrava aver rivoluzionato il nostro immaginario erotico. La scena dell’accavallamento delle gambe di Sharon aveva causato la prematura nascita di giovani appassionati di moviola e la distruzione di centinaia di videoregistratori.
Play. Pause. Play. Pause.
Si vedeva? Non si vedeva?
Adesso con il dvd è tutto più semplice, nitidezza digitale, controllo completo di ogni singolo fotogramma, possibilità di fare uno zoom.
Ebbene il pelo si vede, l’ho controllato.
E’ così, Sharon ci ha fatto vedere un po' della sua fica.
Alcuni gridarono al miracolo.
Altri trovarono solo un po' di materiale masturbatorio di primo ordine.
La cosa paradossale è che le scene di sesso in Basic Instict sono quanto di più lontano dall’erotismo possa esistere. Forse non tanto nella componente fisica e corporea visto che Sharon e Michael sembrano anche abbastanza partecipi nella loro performance, quanto ad un livello di immaginario sessuale che viene mostrato così piatto e mediocre da essere ridicolo. Situazioni sessualmente intriganti come il bondage o la seduzione vengono sputtanate da una rappresentazione ai limiti dell’assurdo. Gli orgasmi di Michael sembrano urla di guerra, senza contare gli squarci sulla schiena che si deve subire per ogni coito della Stone. In questo il film pecca veramente di ingenuità. Si regala allo spettatore un voyeurismo spicciolo che gioca tutto su una (apparente) perversione di terzo ordine e sulla presunta imbattibilità attrattiva e sessuale dei due protagonisti.
Michael Douglas nelle scene di sesso è letteralmente incontrollabile. Il volto si trasforma in una maschera da satiro, gli sale il sangue alla testa (oltre che da altre parti), sembra una bestia feroce lasciata libera per la prima volta.
La sequenza con la psicologa (mai fare un thriller senza psicoanalisi, dicono ad Hollywood) ha a dir poco del soprannaturale. Michael sbatte la donna da un un muro ad un altro, facendo gioco su una raffinatezza seduttiva che ha il sapore di un corteggiamento di altri tempi e sfoderando poi la sua animalità repressa attraverso una capacità di strappare i vestiti dal corpo della donna che credo le abbia fatto rimpiangere persino una tranquilla scopata nella posizione del missionario.
La sodomizzazione della psicologa ci riporta poi ancora di più ad un tentativo di dare una valenza analitica alla scena di sesso appena mostrata. Cioè incularsi l’analista è un metterlo al culo alle istituzioni, a chi cerca di studiarti. E’ fottersi la legge, l’ordine, la razionalità. Con Catherine (Sharon Stone) invece Michael scopa diverso, si fa addirittura legare, trovata una sua simile anche il sesso sembra diventare (ma solo in apparenza) qualcosa di più profondo, non solo la manifestazione istintuale della propria superiorità nei confronti di una donna.
Freud non è mai stato così semplice.
Guardando poi i contenuti del dvd ho assistito ad una rivelazione a dir poco sconcertante. Durante la lavorazione del film ci furono parecchi scontri tra la produzione e alcuni attivisti per i diritti degli omosessuali. Si criticava il film di omofobia (soprattutto nei personaggi di Catherine e di Roxy) e insomma gli attivisti si erano imbufaliti per l’immagine che il film dava degli omosessuali (in questo caso nella variante lesbo).
Verhoeven (che tra l’altro è olandese a già aveva trattato l’argomento in altri suoi film) nell’intervista racconta con incredulità tutto questo. Dicendo che il film era stato totalmente incompreso da queste persone. E che anzi lui aveva cercato di dare un’immagine di normalità del rapporto lesbico. E devo dargli anche ragione, perché accusare Basic Instict di omofobia è veramente assurdo. Se poi pensiamo che gli attivisti sono andati per diciotto giorni a rompere i coglioni sul set a tutti quanti ci viene anche un po' il dubbio che in questa occasione la protesta sia stata leggermente eccessiva.
E poi è bene ricordare che un film (qualsiasi film) dovrebbe avere la libertà di poter dire quello che vuole. Non si possono vedere le cose solo in chiave omosessuale, come non si possono vederle solo da un unico punto di vista.
A volte, come in questo caso, sembra che si cerchi a tutti i costi la propria persecuzione, additando un film (tra l’altro anche mediocre) che parla di lesbismo solo per ragioni narrative a una sorta di studiato attacco contro gli omosessuali.
Il vero problema di Basic Instict è invece proprio nella sceneggiatura (tra l’altro pagata tre-dico-tre milioni di dollari). Joe Eszterhas (lo sceneggiatore) gioca tutto sul rapporto tra Nick (Michael Douglas) e Catherine, sulla loro attrazione e sui loro conflitti. Sul possibile rovesciamento dei loro ruoli. Il personaggio di Katherine affascina, spiazza, cambia sempre le regole del gioco. E’ lei che comanda, su questo non ci sono dubbi. E Sharon Stone rende bene la perfidia e anche l’estrema intelligenza del suo personaggio. Nick è invece continuamente sbattuto (quando non è lui a farlo) da una parte ad un’altra. Si perde nella trama, segue diverse piste senza neanche sapere il perché e alla fine di tutto ne esce fuori quasi bene. Manca però la giusta introspezione, il necessario intimismo. In lui tutto scorre sulla superficie, una recitazione d'istinto, il gioco psicologico con lui è solo finalizzato al sesso. La vera essenza di Catherine non gli interessa, non riesce ad arrivarci, si fa intrappolare solo da uno scontato richiamo sessuale. La profondità dei sentimenti sarebbe stata una scelta più rischiosa, una ricerca più ardua.
Così continuiamo a scivolare.
Apparenze, superfici, immagini patinate.
La maledizione di Catherine era argomento affascinante e misterioso. Il suo legarsi a persone che inevitabilmente trovavano la morte. Il sacrificio della vita alla scrittura. Il continuo riflusso tra realtà e immaginazione. Il cedere dei confini, la scrittura che si fa carne e sangue e viceversa.
I dialoghi poi sono ad un passo dal parossismo, come la trama che fugge verso un accumulo narrativo che vuole spiazzare continuamente lo spettatore portandolo ad un finale (aperto?) che in realtà non svela nulla.
Hollywood ha cercato, con questo film, di costruire il manuale per il canone erotico del prossimo decennio.
Aspettiamo ancora qualcuno che spazzi via tutto questo.
Una vera sensualità. Vere passioni e veri sentimenti che scuotono l’anima come un colpo di frusta.
Aspettiamo.
Paul Verhoeven invece stupisce per la qualità delle sue riprese, per l’eleganza della messinscena, per il lavoro sulla composizione dell’inquadratura. Ho pensato a De Palma, subito. Poi a Hitchcock e infatti il regista ammette di aver preso a pieni mani da Vertigo, film che conosce a memoria. Ad un livello formale quindi il film funziona, è sul piano narrativo che sprofondiamo nel baratro.
La scopata del secolo, forse a Michael dovrei mandare uno dei miei video amatoriali.
Poi magari ne riparliamo.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati