Regia di Adil El Arbi, Bilall Fallah vedi scheda film
Anche nel bel mezzo del deserto può sbocciare un fiore di magnifica bellezza. Certo, la sua vita è diversa dalle altre, essendo costretto a lottare, dapprima per venire al mondo e poi per resistere a condizioni drammaticamente avverse, che non hanno nessuna pietà, neanche al cospetto di una delicata/radiosa entità, estranea all’ambiente di appartenenza.
Allo stesso modo, succede che l’amore riesca a farsi strada anche in un quadrante dove non è minimamente ammesso/tollerato, sfidando delle regole rigide che vedono il branco prevalere con stentorea brutalità sul singolo individuo, uno status che solo dei sognatori possono osare di mettere in discussione, consapevoli dei rischi cui vanno incontro.
In Black, come spiega - senza girarci troppo intorno - il sottotitolo italiano L’amore ai tempi dell’odio, c’è chi prova un’attrazione irresistibile e non intende rinunciarci per nulla al mondo, nonostante qualsiasi indicatore consigli vivamente di pensare ad altro, di passare oltre. Un film che lascia un segno profondo, facendosi notare per una contaminazione tra forma (concitata) e contenuto (sociale e d’autore) piuttosto atipica.
Nei sobborghi di Bruxelles, le gang vivono seguendo esclusivamente le loro leggi, solo in minima parte ostacolate dalle forze dell’ordine e in perenne contrasto tra loro. Tra le tante che si contendono/spartiscono il territorio, i 1080 vedono dei ragazzi marocchini compiere furti e tra di loro emerge l’impavido Marwan (Aboubakr Bensaihi – Rebel, Green border), mentre i Black Bronx sono composti da neri particolarmente violenti e con riti che vedono i maschi detenere una posizione nettamente predominante rispetto alle donne, in cui Mavela (Martha Canga Antonio – Lupin, Cléo) si appresta a entrare.
Dopo un’efferata rissa tra le parti, gli adolescenti Marwan e Mavela si conoscono, si piacciono istantaneamente e cominciano a frequentarsi di nascosto, andando così contro a delle direttive inflessibili, che ben conoscono.
Black - L'amore ai tempi dell'odio (2015): Aboubakr Bensaihi, Martha Canga Antonio
Anche quando saranno scoperti, faranno tutto il possibile per non perdersi di vista, in attesa di una resa dei conti che non tarderà ad arrivare.
Diretto con innato vigore dal duo emergente composto dai belgidi origine magrebina Adil El Arbi e Bilall Fallah (Rebel, Patser), anche sceneggiatori insieme a Nele Meirhaeghe, Black – L’amore ai tempi dell’odio è un film dinamico e pugnace, che entra nel vivo con un’immediatezza fulminante, bruciando le tappe e progredendo senza concedere un attimo di tregua.
Segnatamente, ispirandosi a una situazione che a Bruxelles – e ormai non solo, questi focolai divampano ovunque – è sfuggita definitivamente di mano, pianta le radici in un contesto sociale che non conosce il valore della speranza, laddove i vincoli dominanti sono imposti da una mentalità ferrea/severa/incontrovertibile, le spaccature sono insanabili e l’acredine assume il ruolo di padrone assoluto, per costituire e coltivare una storia d’amore che annovera evidenti richiami nei confronti di Romeo & Giulietta oltre che a West side story.
Se gli sviluppi risultano sostanzialmente prevedibili, i registi mettono in mostra degli attributi lampanti e rabbiosi che hanno loro permesso di sbarcare subito dopo a Hollywood e di cimentarsi con il cinema commerciale (Bad Boys for life, Bad boys: Ride or die), cosicché il ritmo è a dir poco travolgente/pressante, per una disamina apertis verbis, che passa al setaccio una contingenza lacerata/disgregata utilizzando poche virgole e tanti punti esclamativi, trascurando un potenziale romanzo criminale (il materiale a disposizione ci sarebbe tutto), preferendo imbastire una sintesi estrema, tanto sfacciata quanto timbrata da una ragguardevole caparbietà.
Dunque, si rimane sempre appesi sul filo del rasoio, all’interno di uno spaccato di ordinaria follia, tra tensioni sociali e un’integrazione sfumata in un nulla di fatto, colpi di fulmine ed esistenze che non hanno prospettive, per un futuro già scritto, peraltro contraddistinto da una data di scadenza ravvicinata.
Una miscela condensata ed esplosiva, che si avvale di un cast di giovani leve incredibilmente efficaci/pertinenti, guidate dagli autori con notevole profitto. Ovviamente, a rubare/trafiggere il cuore ci pensano – senza il minimo indugio - i due protagonisti, vero epicentro emotivo della vicenda/discordia, con una Martha Canga Antonio talmente palpitante ed espressiva da conquistare – a mani basse - la ribalta, mentre Aboubakr Bensaihi esprime e valorizza un’irruenza tanto innocente quanto spregiudicata.
Black - L'amore ai tempi dell'odio (2015): Aboubakr Bensaihi, Martha Canga Antonio
Tirando le somme, Black – L’amore ai tempi dell’odio può essere anche discutibile per come sceglie – va sottolineato, con consapevolezza e schiettezza - di affrontare la questione e un degrado che fa male allo spirito ma, in compenso, sa essere tremendamente efficace e incalzante. Non perde mai di vista, nemmeno per un nanosecondo, il pallino del gioco e procede a ranghi serrati, ricorrendo spesso e volentieri al piede di porco senza rinunciare a ricami puntuali (che bruciano l’anima), tra ripetute staffilate e occasionali spiragli di intima umanità, per un marchio di fabbrica ricercato e conseguito con combattiva volontà, avvalorato da un risultato finale che, in buona sostanza, è sostanzialmente positivo.
Sferzante e continuo, ardente e disarmante.
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