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Blue Steel - Bersaglio mortale

Regia di Kathryn Bigelow vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Blue Steel - Bersaglio mortale

di axe
7 stelle

Megan Turner è al primo giorno di lavoro nel ruolo di agente del corpo di polizia di New York. In serata, mentre è di pattuglia, sorprende un rapinatore all'opera in un piccolo supermercato. Prima che il malvivente faccia altrettanto, gli spara, uccidendolo. Nelle successive indagini, la donna si trova in difficoltà. La sua versione dei fatti è messa in dubbio poichè le ricostruzioni dei testimoni sono lacunose e la pistola del bandito non è rinvenuta. Essa, infatti, è stata prelevata nascostamente da Eugene, un agente di borsa di mezza età, preso in ostaggio durante la rapina e poi allontanatosi senza dichiarare la propria presenza. Il possesso della pistola amplifica istinti omicidi che l'uomo già possedeva, unitamente ad un'ossessione per la giovane poliziotta che ha sventato il colpo. Diretto da Kathryn Bigelow e ben interpretato da Jamie Lee Curtis e Ron Silver, nei ruoli, rispettivamente, di Megan ed Eugene, "Blue Steel" è un thriller teso e drammatico, le cui tematiche sono connesse all'alienazione dell'individuo indotta dal contesto sociale di ambientazione del racconto. Megan Turner è una giovane donna dall'esistenza limpida; non è sposata ne' fidanzata, ha pochi amici, una vita familiare complicata alle spalle. Il padre, d'abitudine, agisce con violenza contro la madre, ritenendo che ciò sia una prerogativa di genere; la donna subisce, minimizzando o nascondendo. Forse per questo motivo, percependo ed intendendo reagire contro questa ingiustizia, Megan sceglie d'entrare in polizia. Ciò suscita sconcerto in alcuni suoi interlocutori; ella è vittima di sfiducia, sottovalutazione; appare poco credibile. Suscita, tuttavia, una forte emozione in Eugene, il suo antagonista, con conseguenze nefaste. Eugene è un agente di borsa; la regista lo mostra sotto costante pressione, prigioniero del suo lavoro, assolutamente solo. Un ingegno votato al guadagno, il non essere padrone del proprio tempo. Insoddisfazione, solitudine, megalomania. Dal coacervo dei correlati stati d'animo sono generate pulsioni perverse. Liberare la tensione aprendo il fuoco con l'arma della quale entra fortuitamente in possesso; uccidere colleghi, forse concorrenti, simbolo di quella gabbia dorata della quale ha, a poco a poco, forgiato le sbarre; esercitare il suo dominio su una donna la quale ha coraggio, capacità di autocontrollo e, soprattutto, autodeterminazione. Circuirla, ingannarla, possederla, colpirla negli affetti, dominarla, piegarla. Eugene non perde tempo; non sappiamo alcunchè del suo passato, non abbiamo idea di quanto tempo - mesi, anni - ci siano voluti per determinare la sua volontà omicida. Egli scatena contro Megan ogni sua risorsa, compresi i servigi di un avvocato sciatto e fazioso, sempre pronto ad intervenire per sfilare il cliente dalle mani della giustizia. Dopo un primo momento, durante il quale, Eugene, dopo aver avvicinato Megan, finge un sano interesse per lei, la quale ricambia, l'agente di borsa le rivela la sua natura di persecutore ed omicida; egli, infatti, ha già ucciso, lasciando sulla scena del crimine una traccia che lega l'evento alla poliziotta. Da lì in avanti, lo scontro è a viso aperto. Megan non ottiene l'aiuto del suo superiore Stanley (Kevin Dunn), poco fiduciosno nei suoi confronti, bensì quello di Nick (Clancy Brown), il detective incaricato delle indagini sugli omicidi di Eugene. Trascinata in una spirale di violenza, Megan, benchè ferita, decide di passare al contattacco, chiudendo i conti con il folle. Il ritmo della narrazione è incalzante; la tensione è altissima, poichè Eugene eleva esponenzialmente l'intensità degli attacchi, mostrandosi assolutamente privo di scrupoli. Ron Silver sa ben interpretarlo. Egli scambia repentinamente le sue due personalità, il freddo omicida ed l'uomo d'affari; precipitando nel vortice della follìa, Eugene si rivela - anche in scena - per quello che è, una belva assetata di sangue. Jamie Lee Curtis è Megan; il suo personaggio è positivo, lontano dagli accessi, consapevole del ruolo e spesso ferita dall'incompresione altrui. Megan ed Eugene sono figli del loro tempo; entrambe crescono all'interno di una società caotica, indifferente. Nonostante siano circondati da milioni di persone, migliaia di conoscenti, sono molto soli; la frenesìa indotta da ritmi quotidiani elevati rende difficile la costruzione di sani rapporti affettivi. La donna è in grado di "reggere botta"; incassa, comprende, sopporta, reagisce. L'uomo, evidentemente, non ha altrettante capacità. Notevole thriller di ambientazione poliziesca, costruito su condivisibili valutazioni sociali e decisamente "al femminile".

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