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Land of Mine - Sotto la sabbia

Regia di Martin Zandvliet vedi scheda film

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La recensione su Land of Mine - Sotto la sabbia

di pazuzu
8 stelle

 

Nel corso della seconda guerra mondiale, le coste occidentali della Danimarca occupata furono disseminate di mine antiuomo dalla Germania nazista, come parte integrante di un più ampio sistema di difesa che intendeva prevenire eventuali sbarchi alleati. Nel maggio 1945, immediatamente dopo la fine del conflitto, oltre duemila soldati tedeschi divenuti prigionieri furono deportati e costretti a ripulire le spiagge danesi da circa due milioni di mine, per un lavoro che durò cinque mesi e costò la morte o il ferimento grave alla maggior parte di loro: si trattava per lo più di membri del cosidetto Volkssturm, ovvero l'ultima milizia fatta reclutare da Hitler raschiando il fondo del barile, composta da uomini fino ai sessant'anni, e soprattutto giovani dai tredici anni in su, perlopiù privi di esperienza nel disinnescare esplosivi.

 

 

Land of Mine (affascinante titolo internazionale dalla doppia valenza: "Terra mia" o "Terreno minato"; ma diverso da quello originale: Under sandet, ovvero "Sotto la sabbia") si prende la briga di informare il mondo su questa storia fino ad oggi sconosciuta ai più, e da sempre taciuta dalle autorità danesi in quanto configurabile come violazione della Convenzione di Ginevra del 1929, che vietava di imporre ai prigionieri di guerra lavori forzati o pericolosi. Il regista e sceneggiatore Martin Zandvliet si guarda però bene dal formulare giudizi, limitandosi ad esporre gli eventi ed ingenerare almeno un paio di domande di carattere etico: è giusto obbligare dei ragazzi a pagare dazio per i crimini di un'intera nazione? è possibile empatizzare con persone che rappresentano un regime feroce come quello nazista?

 

 

Ponendo particolare cura nella definizione dei personaggi, Zandvliet assume il punto di vista di un sergente danese al comando di un gruppo di quattordici giovani prigionieri tedeschi chiamati a scavare nella sabbia, trovare le mine, aprirle ed estrarne il 'cuore', e ne segue il percorso che, dall'iniziale approccio autoritario e carico di odio, giunge prima all'apertura al dialogo e poi a progressive confidenze, mentre dentro imperversa il conflitto tra brama di vendetta e anelito di perdono.

Il tormento interiore del protagonista si innesca non appena i ragazzi iniziano a morire o restar mutilati da qualche detonamento, e cresce e si alimenta man mano che fa la conoscenza dei loro animi scuri e impauriti, o dei loro sogni minimi ma irrealizzabili, in un film la cui tensione cupa stride con l'oggettiva bellezza dell'ambientazione (che è poi il campo Oksbøl, dove veramente si svolsero i fatti), dando l'effetto di un incubo ambientato in paradiso.

Oltre che di una regia ed una fotografia efficaci (ques'ultima di Camillla Hjelm Knudesn), Land of Mine consta della prova stratificata di Ronald Møller, attore in ascesa qui al primo ruolo da protagonista, sempre convincente nell'accompagnare le evoluzioni dello stato d'animo del suo sergente.

 

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