Espandi menu
cerca
Born to be Blue

Regia di Robert Budreau vedi scheda film

Recensioni

L'autore

barabbovich

barabbovich

Iscritto dal 10 maggio 2006 Vai al suo profilo
  • Seguaci 81
  • Post 7
  • Recensioni 3635
  • Playlist 4
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Born to be Blue

di barabbovich
7 stelle

Blu come triste, come malinconico. Così erano le canzoni di Chet Baker, uno degli assi dell'intera storia del jazz, il trombettista bianco in perenne rivalità con Miles Davis, il tossico che fu uno degli elementi di punta del cool della West Coast. Il regista canadese Robert Budreau gli ha dedicato un biopic anomalo, che fa il paio con il coevo Miles Ahead su Davis: in entrambi verità e finzione si mescolano nel tentativo di ricostruire un periodo buio ed enigmatico della vicenda di ambedue, rispetto ai quali neppure le biografie più filologiche sono riuscite a fare luce.
In Born to be blue tutto ha inizio in un carcere di Lucca, nel quale Baker passò circa un anno. Un cineasta che continua a credere in lui vorrebbe girare un film sulla sua vita, affidando allo stesso Baker la parte (interessante la grammatica filmica nell'uso alternato di bianco e nero e colore). Durante le riprese il trombettista si innamora di una donna di colore (Ejogo) che impersona la sua ex moglie. Ma alcuni spacciatori ai quali il musicista deve parecchi soldi gli spaccano letteralmente la faccia, facendogli perdere tutti i denti anteriori e rompendogli la mandibola. Tornare a suonare affrancandosi dalla droga sarà un'impresa quasi impossibile, quasi quanto quella di tenersi la donna che - pur non profumando di tè rosso - è stata per anni la tua musa.
Strangolato nello stretto perimetro degli home movies, il film di Budreau avrebbe meritato una sorte diversa. Ben lontano dal documentario di Bruce Weber del 1988 (Let's get lost), Born to be blue ha infatti il merito di intercettare uno spicchio della vita di Baker, quello collocato tra il 1966 e l'inizio degli anni '70 (con qualche flashback sui '50) in maniera tutt'altro che convenzionale. Alle ambientazioni indovinatissime e alla straordinaria somiglianza dei personaggi secondari (a cominciare da Davis e Gillespie), si affianca la notevole prova di Ethan Hawke, tutta giocata per sottrazione, perfettamente a registro con lo stile intimista che permea l'opera.
A titolo di cronaca, nessuna delle incisioni originali di Baker è stata concessa per il film. Al compito di fornire una soundtrack all'altezza hanno dovuto supplire David Braid, Todor Kobakov e Steve London.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati