Espandi menu
cerca
La voce della luna

Regia di Federico Fellini vedi scheda film

Recensioni

L'autore

ndr94

ndr94

Iscritto dal 21 febbraio 2015 Vai al suo profilo
  • Seguaci -
  • Post -
  • Recensioni 9
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su La voce della luna

di ndr94
8 stelle

L'ultima opera di Fellini, l'ultimo canto del Cigno, è una poesia intrisa di invettiva nei confronti di un sistema, il nostro, che ripudia e ha messo in ostaggio la luna.

'Il fuoco, quando si spegne, dove va? Come la musica, che nessuno sa dove va quando finisce'. Siamo ancora capaci di porci gli stessi interrogativi che attanagliano la mente di Ivo Salvini? Siamo capaci di crogiolarci nel mistero che avvolge ancora queste domande, in cui l'unica certezza è l'indeterminatezza di una risposta certa? In un'epoca storica che poggia le sue basi sull'analisi critica del dato scientifico fino a scomporre la materia nei suoi quanti elementari di spazio e di tempo, che valore può assumere nella nostra società l'arte e quel suo gusto per l'ineffabile che si trascina dietro? In altra parole: siamo ancora capaci di interrogarci sul senso della vita? Trovo sia la sfida più affascinante che ci lancia e ci lascia questa pellicola dal sapoce dolceamaro, dai contrasti sfarzosi e per questo malinconici. L'ultima opera di Fellini, l'ultimo canto del Cigno, è una poesia intrisa di invettiva nei confronti di un sistema, il nostro, che ripudia e ha messo in ostaggio la luna. E lo fa letteralmente, senza allegorie, senza retorica, senza nessuna astrazione. La stessa capacità d'astrazione che abbiamo smarrito e che rende complessa ed enigmatica la comprensione di un lessico cinematografico elementare, all'apparenza, nella sua immediatezza e materialità, attributi che per un curioso scherzo del destino costituiscono il punto di forza dell'esoterismo e dello strabiliante potere immaginifico delle sequenze felliniane.
L'invettiva passa attraverso le sagaci maschere interpretate da Villaggio e Benigni, oppressi e vinti dal peso della società dell'utile, del guadagno, della pubblicità, della ricerca di un bisogno che non coincide mai con l'ascolto. Del grido diasatteso delle tante maschere relegate ai margini della nostra società.

 


Fellini racconta l'aberrante condizione dell'uomo moderno, schiavo inconsapevole di un fallace progresso che ha fagocitato qualsiasi forma di emozione, stordito dal rumore assordante di una discoteca e apatico nei confornti del singhiozzo di un violino, inebetito, o sarebbe proprio il caso di dire stralunato, dalle bellezze di plastica esposte in vetrina, di un perverso gusto dell'amore.

La riflessione e l'esortazione che muove Fellini credo sia quella di riappropriarci dell'altra faccia della luna, quella che poeti, artisti e visionari hanno saputo fare propria, Signora della poesia, Musa indefessa dell'uomo che, sin dalla notte dei tempi e ancora oggi, nonostante tutto, non smette di illuminare e riscaldare i nostri cuori nel buio della notte. Parafrasando le parole del prefetto Gonnella -  inneggiamo! - lasciamoci trasportare dai passi leggeri di questa lenta danza cinematografica, vero e proprio inno alla vita.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati