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Ti guardo

Regia di Lorenzo Vigas vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Ti guardo

di alan smithee
7 stelle

Un amore fuori sincrono tra un uomo maturo ed un ragazzo che potrebbe essere suo figlio; un sentimento contrastato che si traduce più che altro in un desiderio proibito e corrisposto in modo superficiale ed incompleto, fino alle sue più tragiche conseguenze, fisiche ma ancor più morali. Una sorpresa festivaliera veneziana.

FESTIVAL DI VENEZIA 2015 - CONCORSO - LEONE D'ORO PER IL MIGLIOR FILM

Caracas e la sua caotica abitudinaria quotidianità: quartieri popolari squallidi di cemento e detriti che cedono il passo ad un nuovo che avanza, lentamente ma inesorabilmente, lasciando trasparire in modo sempre più palpabile ed evidente il netto divario tra due classi sociali sempre più agli antipodi.

Un facoltoso odontotecnico cinquantenne, scapolo e piuttosto proteso a vivere in solitudine, è solito seguire ed incontrare ragazzi giovani alle fermate degli autobus, prometter loro lute ricompense in cambio di cedere alla sua richiesta di accompgnarlo a casa. Nell'appartamento, chiusa ogniimposta, l'uomo invita l'ospite e spogliarsi, anzi a togliersi la maglietta e calarsi lievemente i pantaloni: risoluto ad evitare scrupolosamente ogni contatto fisico, l'uomo trae piacere dalla vista di quella parte di corpi che la gioventù rende quasi sempre attraenti e piacevoli alla vista. Ogni titubanza da parte del giovane di turno viene eliminata con una lauta ricompensa, a cui ognuno finisce per piegarsi. Tutti tranne il diciottenne Elder, un capetto gang di quartiere, bulletto ed orgoglioso, ribelle e pericoloso, che prima si ribella ferendolo e derubandolo, poi viene soccorso da Armando (questo il nome dell'odontotecnico) quando una gang rivale lo lascia a terra ferito e malconcio.

Nasce tra i due un'amicizia contrastata, che tuttavia unisce i due a frmare una coppia bizzarra o male assortita, accomunata unicamente dalla presenza, o meglio dall'assenza, della figura paterna, contraddittoria e poco gratificante in entrambi i casi.

Desde Allà, opera prima notevole del Venezuelano Lorenzo Vigas, e secondo di una trilogia sulla famiglia che il regista ha iniziato con il suo primo corto, è un film tecnicamente molto maturo e ben concepito, forte di una sceneggiatura che si concentra molto sulle due figure protagoniste ed antitetiche in tutto, svelandone poco per volta l'intimità più segreta, ma senza per questo aprirsi più di tanto in concessioni e spiegazioni particolarmente chiarificanti. Anzi gioca con lo spettatore insinuando dubbi spesso insolubili su entrambi i personaggi, sostituendo anche spesso l'azione con la sua naturale conseguenza, e destanto non poche perplessità, ameno apparenti, che tuttavia contribuiscono a rendere la pelicola piuttosto affascinante.

Alfredo Castro, uno degli attori più noti ed apprezzati d'America Latina, ed attore feticcio del regista cileno Pablo Larrain, è come sempre sconvolgente ed allarmante grazie alla sua presenza magnetica, alla sua recitazione tutta lentezze e scatti improvvisi, che predispongono lo spettatore ad aspettarsi sempre il peggio.

"Ti guardo" diviene dunque una storia d'amore anomala e controversa, una attrazione che non riesce ad essere corrisposta vicendevolmente perché nessuno dei due mancati amanti riesce a percepire nello stesso tempo l'attaccamento, fisico e caratteriale, che prova verso il suo compagno.

Contro di loro praticamente tutto il mondo: una società che ghettizza e recrimina, una famiglia che non ci pensa un attimo a rinnegare il proprio figlio alla notizia che potrebbe coltivare tendenze omosex; e un dialogo drammticamente sopra le righe che mette i brividi:

"-Anche tuo padre è morto? chiede il ragazzo all'uomo...e questi risponde:

-No, ma vorrei che lo fosse" . Sarà l'inizio della fine...vedere per credere.

Un film importante e potente, girato con uno stile personale che non concede nulla alla lacrima né tantomeno al compiacimento. E ci presenta personaggi ordinari impegnati a restare a galla di fronte allo squallore quotidiano che non fa che accentuare egoismi, ipocrisie e comportamenti tendenziosi e disonesti, scalfiti qua e là da un accenno di sentimento che rende i due protagonisti qualcosa di finalmente diverso da due belve senza cuore. 

Dunque onore al merito e all'ottimo inizio...anche se  francamente, a ben guardare, e pur nelle more di non aver completato ancora la visione di tutti gli altri film del concorso veneziano, il Leone d'Oro ad esso attribuito dalla giuria, non senza sorprese e un pò fuori dai più celebrati pronostici, mi pare un premio un pò troppo generoso, se non decisamente esagerato.

Con il massimo rispetto per l'opera, come peraltro precisato sopra. 

 

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