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L'uomo che vide l'infinito

Regia di Matt Brown vedi scheda film

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La recensione su L'uomo che vide l'infinito

di Furetto60
6 stelle

Interessante biopic, sulla vita dello straordinario matematico indiano Ramanujian

Nell’India Coloniale, agli albori del primo novecento, un giovanissimo matematico, del tutto autodidatta, svolge un modesto lavoro contabile, tuttavia il suo datore di lavoro, constatando in lui spiccate doti,lo incoraggia , consigliandogli di guardare fuori dai confini nazionali. Cosi Ramanujan, alias Dev Patel, decide di spedire a un illustre professore inglese, G.H. Hardy, un sontuoso Jeremy Irons, le sue recenti scoperte. Hardy,da grande matematico qual’è ,intuisce la grandezza di quegli scritti e lo invita al Trinity College di Cambridge. Ramanujan cosi parte per l'Inghilterra, contro la volntà della madre, lasciando la moglie Janaki, con la promessa di farsi raggiungere al più presto. Ramanujan ragazzo compito e molto religioso, incontra mille difficoltà in un ambiente rigido, conservatore e sostanzialmente razzista, l’india era una colonia britannica, la sua presenza in quel posto era malvista. La sua incredibile intelligenza e la sua enorme capacità, erano guardate con sospetto,diffidenza e invidia dagli ambienti accademici, poco aperti al cambiamento , alle innovazioni e alla diffusione della cultura, preferivano porsi su di un piedistallo, a guardare con supponente sufficienza gli altri, dall’alto al basso, sentendosi superiori e gelosi delle proprie conoscenze. Ramanujan studiava senza metodo,non aveva alcun titolo di studio, il suo approccio alla matematica, era maccheronico e poco convenzionale, si distingueva dai canoni dell'ambiente del Trinity College. Ramanujan era un talento puro e istintivo, il suo criterio di indagine sembrava ispirato da una sorta di trascendente spiritualità. Tuttavia dopo qualche incomprensione iniziale,grazie alla guida del mentore e amico Hardy, studioso eccentrico e fuori dagli schemi, imparò ad incanalare le sue intuizioni, in una certa metodologia, le tanto citate "dimostrazioni" Hardy fu il suo passe-partout, per entrare a pieno titolo, in quel mondo esclusivo, infatti costui era un uomo anticonformista, pacifista e moderno, antiaccademico , non a caso, molto amico di Bertrand Russel. Sarà lui infatti a proporre al prestigioso consesso, l'ingresso del giovanissimo Ramanujan, sforzandosi di far conoscere e apprezzare il suo straordinario e innovativo lavoro. Il prodigioso ragazzo, malgrado e forse proprio perché in possesso di una mente geniale, fu avversato in tutti i modi, non solo dai papaveri di Cambridge, ma da tutti gli inglesi,con i quali veniva a contatto, schernito per i suoi abiti dimessi, pestato da soldati dell'esercito, marchiato come “nero parassita” perfetto capro espiatorio, nella cornice di un Paese messo in ginocchio dalla guerra.Le straordinarie scoperte di Ramanujan contribuirono a creare la base per gli studi sulla teoria delle stringhe e dei buchi neri, la sua fu come da titolo, un'impresa verso l'infinito. Purtroppo afflitto da una tubercolosi scoperta tardivamente, fu costretto a rientrare in patria, ma prima gli venne riconosciuto il tanto sospirato titolo di accademico, scavalcando l’ostilità di tanti illustri “colleghi”. Morirà accanto alla ritrovata moglie un anno dopo, ad appena 32 anni, ma lasciando in eredità un grande e rivoluzionario patrimonio di studi. Il biopic cinematografico sulla sua vita è costruito bene e si avvale di ottime interpretazioni.

 

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