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Ninotchka

Regia di Ernst Lubitsch vedi scheda film

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La recensione su Ninotchka

di Furetto60
8 stelle

Brillante e indimenticabile commedia sentimentale di Ernst Lubitsch

 Alcuni anni prima della guerra mondiale, Mosca invia a Parigi tre commissari del governo rivoluzionario sovietico: Iranoff, Buljanoff e Kopalski, per farsi restituire i gioielli confiscati ad una granduchessa russa, Swana, nobildonna esule a Parigi dopo la rivoluzione bolscevica ,ivi rifugiata . Swana decide di opporsi, con tutti i mezzi, alla vendita, e dà al proprio amante, il conte Leon, l'incarico di provvedere in tal senso. Leon contatta i tre agenti, che si lasciano facilmente corrompere ,dalle delizie della godereccia e mondana vita parigina. Il contegno improbo dei tre incaricati,convince il governo a mandare a Parigi un’inflessibile e integerrima ispettore sovietica, cioè Ninotchka, giovane e impassibile comunista, bella ma austera e composta.Condotta in un ristorante parigino dal Conte Leon,non sembra farsi irretire dalle smancerie di Leon,ma resta compassata e silenziosa, non sorridendo nemmeno alle barzellette più esilaranti che lui si sforza di raccontare ,ma quando Leon casca per terra scivolando da una sedia, il riso a sopresa esplode.È in quel momento che la donna lasciandosi andare all’ilarità, svela tutta la sua umanità, abbassando le sue difese, perdendo il controllo di sé.Cosi comincia la loro storia d’amore. Lo slancio "borghese" per il galante Leon sarà più forte dell'ideologia e del senso del dovere.

Unico ruolo brillante nella carriera della "divina" Garbo, Lubitsch confeziona con Ninotchka una magnifica e brillante storia che sarebbe erroneo ridurre ad un mero confronto, naturalmente in chiave di satira antisovietica fra l'occidente capitalista e il “barbarico” oriente sovietico. Se c'è un conflitto nel film, è quello, fra l'aristocratica Francia e la burocratica Russia, ma in buona sostanza non di classe o di nazionalità, ma di due modi di intendere la vita. Da una parte quello di Leon che sa accogliere con entusiasmo tutti i piaceri che la vita può offrirgli,dal cibo all'amore e che nascondeuna intima saggezza dietro l'autoironia: “Ridere dell'intero, ridicolo spettacolo della vita... Se non riesce a pensare ad altro, può sempre ridere di lei e di me”. Dall'altra, la razionalità esasperata di Ninotchka, che reprimendo le sue emozioni, toglie gusto ad ogni cosa riducendo tutto a numeri e dati: “Lei toglie la vita a tutto, analizzandolo!” le dice il conte. Non seguire il proprio intimo bisogno, il richiamo dei sentimenti e del desiderio, è un grosso errore e la condanna più grave, per un essere umano. Il percorso di Ninotchka è come quello di una divinità  immortalata in una statua, che scende dal piedistallo, per ridiventare umana, guidata dal bisogno d’amore, grande motore delle questioni terrene. Lo sguardo del regista ne segue il percorso, attraverso i minimi scarti, attraverso la differenza tra gli sguardi di Ninotchka all’inizio del film e alla fine, tra i movimenti controllati del suo corpo al suo arrivo a Parigi e stanchi,ma spontanei, al suo ritorno a Mosca e dagli indizi visivi che alludono o rivelano, senza ombra di trucco all’inizio, poi invece tutta imbellettata, notate gli abiti, passa dall’anonimo cappotto grigio a quello elegante da gran sera.

Ovviamente seguire la propria aspirazione, non significa lo stesso per tutti. I tre emissari si ritroveranno a combattere contro i colpi bassi del capitalismo, mentre per Ninotchka e Léon la questione sarà più viscerale, abbandonare il proprio mondo, ogni appartenenza, e ideologia e vivere solo per l’amore.  La trasformazione di Ninotchka è una esplosione di vitalità, una sonora liberazione.

Film targato 1939,ma invecchiato benissimo

 

 

 

 

 

 

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