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Ninotchka

Regia di Ernst Lubitsch vedi scheda film

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La recensione su Ninotchka

di Antisistema
10 stelle

Fino a poco tempo fà, non conoscevo neanche l'esistenza di quest'opera. E' stato solo un dialogo fortuito con l'utente Steno 79 che m'ha fatto interessare a questo film citandolo tra i migliori con Greta Garbo. In effetti avrei voluto lasciarlo più avanti nella visione perché volevo prima inquadrare meglio Greta Garbo come attrice e beh... mi spiace ma non ce l'ho fatta.

Fremevo troppo nel vederlo e a quel punto ho deciso di fittarlo e non me ne sono pentito per niente perché questo film è un capolavoro totale. Ha 80 anni, ma non l'ho trovato invecchiato in nulla e quando nel 2018 vedi un film così vecchio che non porta su di sé manco una ruga, hai ben poco da dire e devi solo contemplare in silenzio questo piccolo ma grande capolavoro della storia del cinema e non vedo l'ora di vedere altri futuri film di questo regista, perchè il primo approccio è stato ultra-positivo.  

 

La storia utilizza il linguaggio della commedia per fare una forte satira contro l'URSS e l'applicazione del socialismo in quel paese. Abbiamo come protagonisti tre intermediari russi che devono vendere a Parigi dei gioielli confiscati anni addietro ad una contessa Russa; con il ricavato contano di aiutare il proprio popolo a sfamarsi. Purtroppo per loro la contessa, che si ritrova in esilio a Parigi, lo viene a sapere ed incarica Leon, un conte prestigioso con cui se la intende sentimentalmente, di intentare una causa contro costoro e alla fine giungono ad una transazione. Tutto questo non sta bene al governo dell'URSS e si decide di inviare a Parigi la compagna Yakushova (Greta Garbo), detta Ninotchka, per risolvere definitivamente la questione. 

 

La sceneggiatura conta anche l'apporto del futuro genio Billy Wilder ed infatti la sua mano si sente molto nello sviluppo dell'intreccio e nelle battute acide e corrosive, ma sarebbe ingiusto dire che è merito del futuro maestro e basta, perché Lubitsch riesce con la sua regia creare un prodotto fresco e brioso, che mescola la politica con le convenzioni della commedia romantica. Il film è un forte inno all'umanesimo dei sentimenti umani contro ogni forma di appiattimento ideologico che mortifica l'essere umano in quando persona. Mettiamo le cose in chiaro, è un film ideologicamente di destra, ma nonostante questo non mi vergogno a dire che mi è piaciuto moltissimo, perché affronta tali argomenti scottanti con una leggerezza che non diviene mai superficialità e che nasconde una forte critica all'applicazione dei precetti del comunismo.

Il film nonostante sia diventato famoso per il suo anti-comunismo, non rinuncia ad attaccare anche le storture del capitalismo rilevate in modo sdegnoso da Ninotchka (a cominciare dalla condizione di servitù dei domestici e dei facchini nei confronti di un altro essere umano, che per lei è inconcepibile e li conforta con declamazioni sulla vittoria ed il trionfo futuro della rivoluzione... per la serie aspetta e spera) e il personaggio odioso della contessa è la parte più negativa dell'ideologia capitalista; ella infatti è intrisa di reazionarietà e nonostante i tanti anni trascorsi dalla confisca delle sue proprietà, continua ad odiare i bolscevichi ed il popolo che all'epoca dello zar si era giustamente rivoltato contro l'oppressione delle classi nobili.

 

Possiamo dire che il proletariato decida di schierare l'arma finale per poter contrastare definitivamente il sistema capitalista; Greta Garbo! Lubitsch credo forse regali all'attrice il ruolo migliore della sua carriera e lei lo ripaga alla grande; la sua recitazione dai tempi di Grand Hotel l'ho trovata nettamente migliorata e molto meno enfatica. Greta Garbo in precedenza era famosa nei suoi ruoli seri e melodrammatici dove spesso finiva male per lei; Lubitsch le consente di togliersi questa etichetta e le dà finalmente una forma d'attrice più definita e poliedrica consegnandola alla storia come una delle più grandi attrici di sempre. Tale scelta in effetti era rischiosa, ma l'attrice ha deciso di mettersi in gioco e la scommessa risulta vinta, poichè Ninotchka non poteva essere interpretata da nessun'altra attrice se non dall'algida e seriosa Greta Garbo. 

La donna austera e rigida da compagna Yakushova diventa Ninotchka, il suo è un percorso di scoperta delle emozioni umane oramai sopite da anni di imposizioni ideologiche e dalle continue lotte contro le forze reazionarie del suo paese (sono rimasti solo i russi migliori dopo la selezione, dice ella appena giunge a Parigi alludendo chiaramente alle purghe staliniste). La pellicola non è altro che un viaggio dall'appiattimento collettivo alienante tipico della filosofia marxista verso ll'umanità recondita in ogni individuo e non a caso una delle scene più significative è quando la donna innanzi allo specchio si prova un buffo cappello che ha sempre destato il suo interesse sin dal suo arrivo a Parigi; la crisalide esce dal bozzolo ed è alla ricerca di una forma in cui identificarsi, ma è una forma voluta e scelta in modo autonomo, non essendo imposta da astratte ideologie inculcate dall'alto da qualcuno. Il conte Leon (Douglas Melvyn), simbolo del sistema capitalista più retogrado e reazionario, ne è sinceramente innamorato e per conquistarla anche lui deve compiere un percorso umano, visto che egli nella sua vita lascia fare tutto agli altri. Leon scoprirà tramite semplici gesti come rifarsi il letto e la lettura del capitale di Marx, un nuovo modo di poter concepire la sua persona. Ninotchka non è mera satira anti-comunista, ma risulta un sincero inno alle emozioni più sincere dell'essere umano e alla fine non ci si può non commuovere genuinamente nella scena della bottiglia del latte di capra regalatole e che le provoca un ricordo felice, perché si; puoi sopprimere l'indole di una persona, ma non puoi mai censurare i suoi ricordi.

 

Per la sua natura di satira sull'ideologia comunista, il film gioca molto sulle gag derivanti dal contrasto tra popolo ed individuo, Lubitsch mi sembra sia favorevole all'individuo, ma non vuole mai che esso si trasformi in individualismo, il quale è la degenerazione del sistema capitalista (il personaggio della contessa è chiaro sintomo di ciò).

La regia asseconda tali scelte e Lubitsch fà frequente uso del campo medio nelle scene tra la Garbo e Douglas, dove entrambi mettono a confronto le rispettive convinzioni ideologiche... comunismo vs capitalismo, rigore vs vita, risparmio vs spreco etc... è un uso registico interessante perché lo spettatore è libero di formarsi una sua opinione e di poter scegliere da che parte schierarsi... oppure no, perché il regista in effetti sembra essere schierato per il partito delle emozioni umane e della risata; non è un caso che la sequenza più bella del film è quella nella taverna degli operai con Douglas che vuole far ridere la Garbo con una serie di storielle di dubbio divertimento e questa lo ignora con nonchalance mangiando tranquillamente del pane (magnetismo puro di Greta Garbo... eh si sto cominciando ad adorarla) e poi quando Douglas cade dalla sedia, la Garbo si libera in una risata fragorosa che trascina lo spettatore in quel vortice di felicità. L'essenza del film è tutta qui; una lunga inquadratura statica di svariati minuti e poi si ride per un gesto tanto semplice quanto scemotto... eppure funziona, perchè la risata abbatte ogni confine e realizza la vera uguaglianza tra esseri umani. Inutile dire che ho riso come un fesso per tutta la durata del film, perché l'opera fà sbellicare dal ridere sul serio. Greta Garbo è divina, perché fà divertire lo spettatore restando seria, poichè crede fermamente ad ogni idea comunista che enuncia (in sostanza si piglia tremendamente sul serio); le battute della donna sono concise, semplici, ma distruttive nella loro intrinseca cattiveria (la commedia di qualità deve avere una cattiveria latente, altrimenti non funziona per me), ma ci sono anche dialoghi che fanno riflettere come quelli del pronunciati dal domestico del conte Leon, che non pensa mai e poi mai di potersi ribellare alla propria condizione sociale... il sistema capitalista oramai ha introiettato in lui la sua condizione di servitù perenne verso il suo padrone. 

Ninotchka credo che a poco a poco diventerà una delle mie commedie preferite di sempre, perché mi piace una commedia che parla di politica ed il tutto è condito da una tenera quanto dolce storia d'amore messa in scena con tutti i crismi e senza sciocchezzuole melassose da quattro soldi. Come detto sopra è una pellicola che oramai viaggia sull'ottantina d'anni, ma non risulta datata in niente ed è un grandissimo esempio di come fare una commedia di altissimo livello, senza risultare visivamente sciatti, con attori di alto livello e sopratutto senza buttarla sulla caciaronata superficiale che sta purtroppo affliggendo da anni il genere degradandolo sempre più e facendolo regredire irrimediabilmente agli occhi della critica più esigente. 

 

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